venerdì 5 novembre 2010

L'autunno, di nuovo

E' tornato l'autunno.

Strano, come le cose sembrino tanto diverse, a seconda del clima e del meteo.
Strano di quanto facilmente la natura vada avanti, e le cose scorrano, imperturbabili ai nostri capricci.
Strano di come le opinioni cambino.

lunedì 18 ottobre 2010

Pellegrinaggio di San Michele Arcangelo

E' molto strano, anzi inspiegabile. Non c'è nessuna logica, e non mi era mai successo prima!
Sono alcune settimane che questo post è parcheggiato nelle bozze, sono stato molto indeciso se pubblicarlo o meno.
E' una storia assurda, per raccontarla bene occorre iniziare dal principio...


Prologo
Riccardo mi ha chiamato, un paio di settimane prima, per avvertirmi che il 28 settembre si parte per il pellegrinaggio di San Michele Arcangelo.

Il programma è molto vago: si parte con il pullmino organizzato dagli scout, si arriva fino a Vieste, poi si prende l'autobus organizzato per andare fino alla foresta umbra. Da qui inizia il pellegrinaggio a piedi fino a Monte Sant'Angelo, Km. 20, da farsi nella nottata tra il 28 ed il 29. Poi si ritorna a casa con il pullmino.

Io ci vorrei andare, per tanti motivi. A parte questo, mi piace l'idea di camminare, di notte. Poi è da qualche anno che inseguo questo fantomatico "Sentiero dei Pellegrini di San Michele Arcangelo", e questa potrebbe essere l'occasione giusta per rilevarlo con il GPS.

Accetto volentieri, anche se l'agenda di questo fine settembre è zeppo di impegni: San Matteo, la 24h, adesso San Michele.

La partenza
Giunge la fatidica partenza, e ci vediamo tutti davanti al Convento, di primo pomeriggio. Siamo un bel gruppo, non l'avrei pensato: 19 pellegrini tra adulti e ragazzi, tutti maschi, tutti scout o simpatizzanti, a parte me.

La grande incognita, anche stavolta, è la pioggia: il meteo prevede temporali.

A Vieste arriviamo verso le 18:00. Innanzitutto non piove, quindi ci rincuoriamo. Perdiamo un pò di tempo e poi andiamo a cena al Box 19. La cena è sempre un grande momento di aggregazione, si sciolgono le ultime riserve e si inizia a familiarizzare.

Usciamo, altro giro perditempo. Lungomare, visita alla "Spaccazza di Rosinella" :-), giardinetti comunali.
Giro perditempo sul lungomare di Vieste
  Ci sono dei gagliardetti appesi ai balconi, con l'immagine del Santo, ed un ammonimento: "Non una notte bianca, ma un pellegrinaggio di notte". Giusto, mi sembra appropriato. Ci regalano i fazzoletti caratteristici dei pellegrini di San Michele, i "Sammichelére". Appuntamento all'una di notte, alla Cattedrale.

Intanto, i miei compagni mi spiegano come si svolge il pellegrinaggio: distanze, soste, rifornimenti.... In particolare c'è un pò di indecisione sulla lunghezza del percorso a piedi, siamo passati da 20 a 35 ad oltre 40Km, con una certa preoccupazione da parte mia. Sono distanze proibitive per una persona fuori allenamento, come me. Poi faccio mente locale: ad occhio e croce mi sembrano distanze eccessive, abbondantemente sovrastimate, visto che si percorre un tratto iniziale in autobus. Stabiliamo di azzerare il GPS alla partenza, verificheremo la distanza effettiva all'arrivo. In queste cose, la tecnologia è di grande aiuto :-)

La processione a Vieste
Quando raggiungiamo il centro storico, inizio ad avere più chiare le dimensioni di questo pellegrinaggio. Siamo in tanti, all'una di notte, radunati sulle scale della Cattedrale, dovremmo essere oltre trecento persone. Noi ci facciamo strada tra la folla ed arriviamo a ridosso delle porte della chiesa, che con una certa sorpresa da parte mia, troviamo chiuse.

Verso l'una e trenta inizia il pellegrinaggio: si fa silenzio, poi gli anziani intonano un canto, è una preghiera:

Siamo pellegrini,
e siamo figli Tuoi
San Michele Arcangelo
prega per noi!
Ad ogni strofa, uno degli anziani bussa tre volte, con forza, alle porte della chiesa. Nessuno ci apre. Il silenzio è veramente inquietante.

Inizia la processione. Si attraversa il centro storico di Vieste, divisi in due file ai lati della strada, in preghiera. Ad un incrocio ci fermiamo, viene dato l'ordine di inginocchiarsi: tutti si voltano in una direzione, scopro che nella parete dell'abitazione è stata ricavata una nicchia con l'immagine del Santo. Inizia una preghiera, in dialetto viestano, poi ricominciamo a camminare. La preghiera in ginocchio si ripeterà altre tre o quattro volte, prima di arrivare agli autobus, ogni volta in corrispondenza di una statua di San Michele.

Il trasferimento
Agli autobus si formano delle code, vengono chiamati i nomi delle persone che si sono prenotate. Il nostro gruppo viene fatto accomodare in posti di fortuna, sul pavimento, c'è stato un equivoco ed i posti non bastano per tutti.

Ci muoviamo verso la foresta umbra, sono le due ed un quarto. Dal GPS vedo che imbocchiamo la vecchia S.S. 89, quella che va verso Mattinata passando nell'entroterra. Il dondolio concilia il sonno, ma la responsabile del nostro autobus prende il microfono e impartisce alcune disposizioni: Non è una gita, non allontanarsi, rimanere in un atteggiamento composto e rispettoso. Poi inizia una lunghissima preghiera, intervallata da un canto in dialetto viestano:

Prima invocazione....
Alla decima invocazione la stanchezza si fa veramente sentire, gli occhi si chiudono. La responsabile fa passare una busta con delle caramelle, è un gesto gentile molto apprezzato, ma il sonno.. Per fortuna dopo una decina di minuti di assoluto silenzio (la stanchezza non ha preso soltanto me) sento che l'autobus si sta fermando. Siamo arrivati.

Il percorso nella foresta
Abbiamo fatto circa tre quarti d'ora di viaggio, il mio GPS indica che ci troviamo all'incirca in direzione dell'ultima galleria della litoranea Mattinata-Vieste, ma all'interno. Mi sembra che la direzione sia proprio quella del sentiero escursionistico che è segnalato sulla litoranea. Mi riprometto di verificarlo a casa, con la traccia che il GPS nel frattempo sta registrando.

Scendiamo, ultimi preparativi: luci, bastoni, foulard al collo che fa un freddo da cani, si azzera il contachilometri del GPS, poi si va. Alle tre di notte inizia il nostro viaggio verso Monte Sant'Angelo, nel buio del bosco, che qui è chiuso, non si vede oltre la chioma degli alberi; a parte che nessuno puo' permettersi di alzare la testa, meglio tenere gli occhi fissi sul percorso, per non inciampare. Il ritmo è abbastanza sostenuto, e se si perde d'occhio il compagno che ti precede, diventa difficile ritrovarlo nella folla di gente che cammina assieme a noi.

Questo primo tratto è molto agevole, in leggera salita, ma su una strada bianca ben battuta. Superiamo un paio di recinzioni, sembrano aree attrezzate per il pic-nic, ma il buio della notte e le ombre delle torce rendono tutto molto confuso. Proseguiamo per circa tre quarti d'ora, seguendo la strada bianca, poi vediamo in lontananza un fuoco acceso.
 
Siamo arrivati a Coppa Fusillo, come recitano i segnali escursionistici del Parco Nazionale. Il fuoco l'ha acceso un gruppo di pellegrini che ci ha preceduti, più tardi scoprirò che sono partiti da Vieste a piedi alcune ore prima di noi e nel momento in cui li raggiungiamo hanno già percorso una ventina di chilometri.

Passiamo qualche istante accanto al fuoco, poi riprendiamo a camminare. Adesso abbiamo lasciato la strada bianca ed abbiamo svoltato su un sentiero, andiamo in fila indiana perchè non è né largo, né agevole. Cerchiamo sempre di mantenere il gruppo compatto, anche se ogni tanto ci perdiamo di vista. Io sono più o meno nelle ultime posizioni del nostro gruppo, faccio attenzione a contare quanti di noi rimangono indietro, per non rischiare di perdere qualcuno. Ogni tanto superiamo un cancello nelle recinzioni di filo spinato, continuo a marcare i waypoints: mi saranno utili per aggiornare la mappa di Openstreetmap.

Il sentiero peggiora man mano che avanziamo, troviamo un tratto con rocce affioranti e occorre veramente fare attenzione. Qualcuno torna indietro, sentiamo che è la strada sbagliata, poi si consulta con i responsabili e arriva il contrordine: è la strada giusta, andiamo avanti. Fa freddo, quando respiriamo si vede il fumetto.

Quando usciamo dal bosco lo spettacolo è fenomenale. Il cielo adesso è completamente terso, uno spettacolo da ammirare: vedo tante costellazioni, ma assolutamente non conosco i loro nomi, so riconoscere a malapena la stella polare, però ad un tratto mi sembra di riconoscere Orione. Questa è un grave lacuna,  sarà una delle prossime attività da svolgere. In lontananza ci appare Monte Sant'Angelo, appena lo vediamo viene passata la voce di fermarsi per la preghiera, poi ci rendiamo conto che i due frati che viaggiano assieme a noi si trovano nel gruppo che ci precede... dobbiamo proseguire.

Continuiamo lungo il sentiero fino alle cinque meno un quarto, poi incrociamo una strada bianca, e la imbocchiamo. Dopo qualche minuto troviamo un segnale escursionistico, "Piscina della Signora", svoltiamo a sinistra e procediamo su un'altra strada bianca. Il percorso adesso è più largo, siamo sempre in gruppo ma non camminiamo più in fila indiana, qualcuno chiacchiera con i compagni, ma la maggior parte avanza in silenzio, assorta nei propri pensieri. Anzi questo chiacchiericcio alla fine stanca, piano piano stacchiamo il gruppo che ci segue fino a che le voci e le torce sono lontane, dietro di noi.

Adesso la strada è pavimentata a cemento, e molto ripida. Scendiamo sempre con passo sostenuto, sento i tendini che si stirano; ho lasciato le stringhe delle scarpe un pò lente per stare comodo nel furgone ed adesso i piedi iniziano a scivolare in avanti. I bastoni mi aiutano a restare in equilibrio, e nel buio della notte si sente il loro ticchettio metallico, cadenzato, sembra quello di un metronomo, mentre camminiamo sul cemento con il passo svelto dei pellegrini.


Anche il cemento finisce, torniamo sul terreno, avanziamo sempre con un bel ritmo. Adesso il cielo è velato, ci sono due grosse nubi ed un pezzettino di stelle in mezzo. Riccardo mi dice che se quelle due nubi si toccano, inizia a piovere, dobbiamo sbrigarci.

Coppa la Monaca
Quando raggiungiamo la testa del gruppo, sono le sei ed un quarto. Si sono fermati per aspettarci, il cielo nel frattempo inizia a colorarsi con tutti i colori dell'alba, e si inizia a scorgere l'aspetto del paesaggio. Si iniziano a scorgere i dettagli dei nostri compagni di viaggio, in particolare i tipici bastoni: sono fatti artigianalmente, hanno forme molto curiose, qualcuno l'ha abbellito con delle piume molto variopinte. Scoprirò poi che questa dei bastoni e delle piume è una tradizione dei Sammichelére.

Coppa La Monaca

Piove, ma è una pioggerellina sottile, ci costringe ad indossare gli impermeabili. Adesso dobbiamo lasciare la strada bianca, svoltiamo a sinistra su un sentiero appena accennato, delimitato da una fila di pietre ed un muretto a secco. Superiamo un paio di pozzi, hanno quelle curiose aste in legno che serve per tirare fuori l'acqua, sembrano uscite da un film western di Sergio Leone. La masseria non dev'essere lontana, ma ancora non la vediamo. Arriviamo a Coppa la Monaca, stavolta troviamo una strada asfaltata e la seguiamo. La masseria Rignanese, dove dobbiamo fare la sosta, ormai non è lontana.

Masseria Rignanese
E' una classica masseria garganica, un edificio massiccio circondato da recinzioni fatte con muretti in pietra. Non è certo una villa di lusso, ma ha un aspetto dignitoso.

Noi ci arriviamo alla spicciolata. Qualcuno taglia per i campi, dice che sono sempre passati di là, noi facciamo il giro dall'asfalto ed entriamo dal cancello principale.

Ospitalità presso la Masseria Rignanese
  Hanno allestito un bel buffet, la gente si mette in fila pazientemente: pane, pomodoro, caciocavallo e frutta vanno a ruba. Ma anche latte, caffé e biscotti sono molto apprezzati. Qualcosa di caldo ci voleva, adesso va un pò meglio, dopo la pioggerellina il freddo si fa sentire ancora di più. Si tira fuori pure una fiaschetta di grappa, e ci facciamo un giro. Mentre siamo qui sorge il sole, erano diversi minuti che lo stavo aspettando.
L'alba alla Masseria Rignanese
 Faccio una foto, poi vado a leggere una lapide sulla parete della masseria. Dice pressapoco così:
Dalla amministrazione comunale di Vieste,
con  gratitudine, alla famiglia Rignanese
per la secolare ospitalità.
Mi colpisce molto, questa frase: "... secolare ospitalità... ". Stiamo ripetendo un viaggio che altri prima di noi hanno intrapreso, da centinaia di anni. Certo oggi le condizioni sono diverse: l'autobus, le scarpe da trekking, le torce a led. Magari cento fa dev'essere stato diverso, un'esperienza molto più dura. Eppure allora come oggi c'è stato qualcuno, di questa famiglia, che si è preoccupato di rifocillare i Sammichelére. Rifaccio la fila e prendo di nuovo pane di Monte e caciocavallo, poi una mela che conservo nello zaino, per il viaggio. Glie ne sono veramente riconoscente.

Verso Monte Sant'Angelo
Alle sette meno venti il nostro gruppo riparte. Siamo quasi gli ultimi a lasciarci alle spalle la masseria. Uscendo dal cancello troviamo una mappa topografica dell'intero sentiero, ed abbiamo un'idea più chiara della distanza che ci separa dalla nostra meta: mancano circa 8 Km., ne faremo in totale 24 (partendo da Vieste in autobus), mentre il gruppo che è partito da Vieste a piedi ne farà 44 (Km) (che è una gran bella distanza).

Mappa del Sentiero dei Pellegrini di San Michele Arcangelo


Imbocchiamo la strada asfaltata, sulla destra c'è un autobus che fa salire le persone che non intendono proseguire a piedi: verranno accompagnate a Monte Sant'Angelo. Adesso siamo sulla provinciale che va da Monte fino alla foresta umbra, l'ho percorsa tante volte e mi rincuora trovarmi su un tratto familiare. La pioggerellina mi ha messo un pò il morale a terra, per fortuna che sta smettendo, presto torneremo a camminare senza poncho o giubbino.

Quando siamo all'altezza della vecchia cantoniera, il frate che cammina con noi inizia a sfogliare il suo breviario, poi esordisce con un ".... ecco qua, facciamo una preghiera soft...." che mi fa sorridere di cuore: anche lui si rende conto che siamo un pò stanchi, ma... il dovere è dovere!


 Recitiamo assieme le preghiere del mattino, leggendo a turno, e facciamo un pò di strada con la mente rivolta a questioni meno materiali.

Da soli
Gira che ti rigira, siamo rimasti molto indietro rispetto al resto dei pellegrini. Mentre stiamo per imboccare di nuovo un sentiero, un gruppo a cavallo ci supera: sono in sei o sette, li ho visti prepararsi alla Masseria Rignanese e vanno anche loro verso il santuario. Ci superano, e ci lasciano come ricordo un bel pò di cacca di cavallo sul sentiero, da scansare, che ci mancava soltanto questo!


Attraversiamo un tratto di bosco, su un sentiero appena accennato, poi riprendiamo una stradina asfaltata che seguiamo. Siamo sempre indietro, rispetto al resto dei pellegrini, che ci precede. Per lo meno, quelli che hanno proseguito a piedi. Il cielo si è aperto, si vede anche un pò di sole che ci incoraggia a proseguire.

Svoltiamo di nuovo, stavolta su una strada bianca. Per la verità non siamo affatto certi che si tratti della strada giusta: il cartello al bivio è caduto e qualcuno lo ha appoggiato ad un albero, per indicare la direzione, e speriamo che sia quella giusta. Una macchina della forestale ci supera, svolta anche lei sulla strada bianca, e noi la seguiamo, anche se qualcuno dal sedile posteriore ci fa segno di no.

Ad un tratto il bosco si apre, e vediamo Monte Sant'Angelo.


 E' proprio come mi raccontava Riccardo: il paese è là, a poca distanza, ci da la sensazione di essere arrivati, ma.... tra noi e la nostra meta c'è un vallone, un dislivello di circa 200 metri in discesa, poi almeno altri 200 metri in salita. Per di più, la discesa non è neppure iniziata, c'é prima da camminare un pò in un vallone che ci porterà a percorrere una lunga U prima di svalicare. Meglio aspettare, a cantar vittoria!


Il vallone
E' l'ultimo tratto ed è il più duro, sia per le condizioni del percorso, sia per la stanchezza che, innegabilmente, si fa sentire. Ho imparato che in questi momenti bisogno di mangiare qualcosa, purtroppo non ho portato le solite barrette energetiche; poi ricordo di aver conservato una mela, nello zaino, e mangio quella. E' veramente gradita.


Il percorso cambia diverse volte, si passa dalla strada bianca al sentiero, attraversando numerosi incroci che per fortuna sono stati segnalati con una vernice arancione.
Quando inizia la discesa, abbiamo una panoramica molto chiara di quello che ci aspetta. Cerchiamo di capire quale sarà il nostro percorso sulla costa di fronte a noi, intravediamo diversi sentieri che si arrampicano zigzagando, poi vediamo gli altri pellegrini, che salgono piano, si trovano un pò decentrati rispetto alla nostra posizione, segno che dobbiamo camminare ancora un pò.



L'ultimo tratto della discesa è molto ripido, si cammina in mezzo alle rocce affioranti, poi finalmente si arriva ad un ponte in cemento che scavalca un fossato, forse qui sotto c'è torrente, o un corso d'acqua. Da qui in poi, inizia la salita.

La salita è meno dura del previsto. O forse è la consapevolezza di essere quasi arrivati, ed ormai di "avercela fatta", a farla sembrare meno ripida. Si sale con un pò di chiacchiera ed un pò di sosta, faccio anche colazione con le more che troviamo a ciglio sentiero. Anche qui il percorso è veramente eterogeneo, si passa da sentiero alla strada bianca, alla strada cementata, a quella asfaltata, per tornare poi sul sentiero. Tra me e me penso che sarà un bel problema, quando si tratterà di classificare i tratti di strada per la mappa di Openstreetmap. Per fortuna il mio GPS continua a registrare, la precisione dichiarata non è molta (8-10 metri) ma è meglio di niente.  E poi ci sono le ortofoto del PCN!



Ultimo tratto. Ho ceduto i due bastoni ad un compagno di viaggio, ne ha più bisogno di me. A ciglio strada abbiamo trovato anche una coppia, la signora ha preso una svolta ed aspetta il mezzo della forestale per proseguire. Noi intanto siamo praticamente arrivati.


Ultime foto per documentare l'impresa, commentiamo i segnali turistici "assurdi" del Parco Nazionale del Gargano, poi si sbuca sulla estramurale di Monte Sant'Angelo, dinanzi all'albergo del pellegrino. Siamo arrivati.


L'arrivo
Quando arriviamo sono le 11:00, il GPS segna 24 Km. di percorso e per me è stato un bell'impegno fisico.

 Il resto della compagnia si è già rifocillata, molti si sono rifugiati nei locali dell'albergo del pellegrino, proprio qui di fronte, per ripararsi dalla pioggerellina che cade ad intermittenza, e dal vento.

Noi approfittiamo ancora del buffet offerto dalla famiglia Rignanese, che ci ha preceduti ed ha sistemato su un tavolo le vettovaglie di stamattina: pane di monte, pomodori, olio, ma anche latte, caffé, biscotti, frutta.
Non ci facciamo mancare niente.

Seguono momenti di vuoto mentale.... ci sediamo a terra, accanto alla recinzione dove hanno sistemato anche i cavalli, e ci rilassiamo. Chiudo gli occhi, rivedo scorrere tutte le ombre della notte: la foresta, la pietraia, i compagni che camminano con me, le luci che illuminano frammenti di paesaggio, le prime luci dell'alba, Monte Sant'Angelo di fronte a noi... Forse sto dormendo, ed è solo un sogno. Forse anche questo pellegrinaggio non è reale.... forse....bzzz....

La processione
Quando torno al presente, non mi sento al massimo delle energie. Le gambe mi dolgono, e per di più restare accovacciato a terra sotto la pioggerellina mi ha rattrappito i muscoli. Piove, sono bagnato, mi stanno chiamando. Facciamo un pò di pulizia delle cartacce che qualcuno ha buttato in terra (o forse le raccogliamo prima di dormire? non lo so) ed andiamo a ripararci davanti ad un portone. La processione è prevista alle 12:30 o alle 13:00, non ho capito bene. Sto ancora dormendo.

Quando ci sistemiamo per la processione, sta ancora piovigginando. Poi all'improvviso smette, addirittura spunta un raggio di sole. Tra me e me penso che lassù qualcuno ci ama.

Andiamo in processione sull'estramurale, ancora una volta si intonano canti e preghiere, ma stavolta non siamo soli nel silenzio della notte, stavolta stiamo passando su Via Manfredi ed i marciapiede sono pieni di persone e bancarelle per la festa, che ci guardano con misto di curiosità ed ammirazione.

Abbiamo sistemato in bella mostra i fazzoletti del "Sovrano Ordine dei Pellegrini di San Michele Arcangelo", che fanno molto "clan", ormai anche io posso fregiarmi dell'appellativo di Sammichelére. Nella mente un turbine di pensieri che non posso riassumere qui: devozione, fatica, fede, preghiera, espiazione, penitenza. Non necessariamente in quest'ordine.

Ci fermiamo nei pressi della statua dell'Arcangelo, quella che ricorda l'epidemia di peste, dove ci inginocchiamo un'altra volta. Poi procediamo verso il santuario, non vediamo l'ora di arrivare.

La S. Messa
Ci affrettiamo a scendere nella grotta, per prendere posto, ma arriviamo tardi. I ragazzi li sistemiamo nel coro, sui banchi e a terra, noi invece ci accomodiamo nella cappella. Qualcuno crolla immediatamente, io riesco a rimanere sveglio per buona parte della celebrazione. E' un momento davvero toccante.




Il rientro
Appena la celebrazione termina, ci organizziamo per il rientro. Salutiamo i compagni di pellegrinaggio e torniamo in superficie. Uscendo, è d'obbligo la sosta al negozio del Santuario, per i souvenir: mai tanto meritati. Poi si va. Ultimi barlumi di coscienza: Riccardo che ci obbliga a scendere dal furgoncino per la foto di rito, poi apro gli occhi e mi ritrovo a Cerignola, davanti al convento. Fine del viaggio. Qualche istante per stringere la mano a tutti, poi si torna a casa. Michele azzarda una proposta: l'anno prossimo partiamo a piedi da Vieste? Non lo so, manca un'anno e non voglio pormi il problema fin d'ora. Senza dubbio, un'esperienza da ripetere. Da ripetere, si, senz'altro.

Epilogo
Eccomi qua. Sto scaricando i files dal GPS, ancora pochi minuti e finalmente potrò verificare il percorso del tanto misterioso "Sentiero dei Pellegrini di San Michele Arcangelo". Non vedo l'ora di pubblicarlo nella mappa di Openstreetmap!

Mentre penso queste cose, tra me e me, sono veramente compiaciuto. Registrare il percorso con il GPS è stato un bel colpo. Le mappe escursionistiche che abbiamo incrociato, a Masseria Rignanese ed a Monte Sant'Angelo, sono a dir poco lacunose, per non parlare della astrusità dei segnali escursionistici. Finalmente faremo un pò di trasparenza...

Ecco che apro il file del 28 settembre... aspetto che venga disegnato.... OK, fatto. Ecco il percorso da Cerignola a Vieste.
Adesso apro il file del 29 settembre, eccolo. Ma... ? Che succede?
Manca il tratto da Vieste a Monte Sant'Angelo!
Manca il sentiero.... Ma come mai?

Guardo di nuovo. Chiudo, riapro, riavvio, riscarico i dati... Niente!

Manca il sentiero!
Manca soltanto il sentiero.
Guardo anche i dati del 28 settembre... manca un pezzo, all'inizio non me n'ero accorto!

E' inspiegabile. Il GPS è rimasto sempre acceso, ed ha registrato il nostro percorso fino alle 21:59 del giorno 28. Poi, ha ripreso a registrare dalle ore 12:49 del giorno 29. Ha saltato la registrazione soltanto del sentiero. Verifico i dati dei giorni precedenti, e mi sembrano completi. Poi verifico i dati dei giorni successivi, e li trovo tutti.

La faccenda è a dir poco inverosimile. Non riesco a trovare una spiegazione logica. Verifico i waypoints, e ci sono tutti: bivio, cancello, segnale, bivio... non manca nulla. Ciò che manca è soltanto quel frammento di traccia GPX, esattamente... il sentiero.

Mi sforzo di trovare una spiegazione razionale. OK, può essere la microSD che è andata, mi è già successo una volta, ma in quel caso ho perso tutti i dati a partire dal momento in cui si è rotta.
Stavolta è diverso. Ha funzionato prima e dopo. Sta funzionando pure adesso. Perché non ha funzionato quella notte?

Ne parlo prima con mia moglie. Mentre le spiego, sorrido, ma il mio è un sorriso nervoso. Lei mi chiede soltanto: "E tu che spiegazione hai trovato?" ma io rimango in silenzio, non so proprio che cosa risponderle. Sorrido di nuovo, poi dietro di lei scorgo il mio souvenir dal pellegrinaggio: una statuina di San Michele.

Da quel momento quella statuina la vedo in maniera diversa.


Anche Riccardo sorride, quando gli racconto l'episodio, alcuni giorni dopo. Lui è più pragmatico, e sentenzia subito: "Significa che lo devi rifare anche il prossimo anno!"

Lo rifarei, certamente, e stavolta riporrei probabilmente minor fiducia nella tecnologia.
Sicuramente con la mente meno rivolta a questioni materiali.
Si, non vedo l'ora.


P.S. per chi non potesse aspettare:

Questa è la versione riportata anche sul tabellone informativo situato nei pressi di masseria Rignanese.
Prevede un lungo tratto iniziale sulla SS89.
In pratica è il percorso che seguono i fedeli che partono da Vieste in autobus, fino alla località Parco Simone. Da Parco Simone a Monte Sant'Angelo si prosegue a piedi (Km. 20 circa).

Questa è la versione "completa" del percorso. 
A differenza di quella ufficiale, che prevede un tratto inziale in autobus, questo percorso si svolge interamente a piedi da Vieste a Monte Sant'Angelo (Km. 39 circa).
Partendo a piedi alle 21:00 da Vieste, si raggiunge la località Coppa Fusillo contemporaneamente al gruppo di fedeli che partono in autobus alle 03:00 da Vieste.
E' lo stesso percorso che ho inserito nel database di Openstreetmap.

Necessita del programma gratuito Garmin Mapsource oppure del programma gratuito Garmin Basecamp.
Contiene entrambe le tracce "ufficiale" e "completa".
Per utilizzare le rotte (funzioni di routing: tra 50 metri girare a destra...) è necessario installare nel ricevitore anche le mappe Garmin di OpenMTBmap
Attenzione: l'installazione potrebbe cancellare le mappe presenti nel ricevitore; se non sapete che cosa state facendo, utilizzate una scheda microSD nuova, apposta per le OpenMTBmap.

Suggerisco di utilizzare anche il comodo layer delle mappe di Openstreetmap per Google Earth.
Per avere un'idea dell'altimetria, inclinate la prospettiva (tasto Maiusc e tasto Freccia_giu contemporaneamente).

Spero che sia chiaro che non esiste un percorso univoco. Chi parte con l'autobus fa per forza il percorso ufficiale. Chi parte a piedi... sceglie la strada che più gli si aggrada. Per esempio, se siete avventurosi, provate a tagliare per la Valle del Compromesso...

Ultima informazione: buona parte del percorso non ha copertura delle reti cellulari.

That's all, folks.

Se la sera del 28 settembre capitate a Vieste, diciamo attorno alle 20:00-20:30... provate a passare in Duomo, ci potremmo salutare.

Buon pellegrinaggio.







domenica 26 settembre 2010

24h MTB Roma 2010




Sensazioni ed immagini dalla mia prima 24h in MTB, 
messe qui apposta per gli amici vecchi
e per quelli nuovi.


Il Parco degli Acquedotti
Il posto è strepitoso. Le rovine degli acquedotti, che avevo già notato anni fa arrivando in treno da Napoli, sono molto suggestive, e lasciano intravedere la grandezza dei loro antichi costruttori. Che meraviglia!



Durante questi giorni, ho visto tante persone qui a fare jogging, mi sembra un posto veramente molto frequentato e posso intuirne le ragioni. Siamo in aperta campagna, accanto a Cinecittà. Ci sono ampi parcheggi per le auto, e la fermata della metro non è molto lontana.

La gara
Giuseppe mi guarda un po' sorpreso, sono le 21.00 e sto per ricominciare a pedalare. Di certo, li ho spiazzati: finora ho collezionato più  giri di tutti. Mi chiede se non mi piace stare qui con loro a chiacchierare, ma io ormai mi trovo qui per pedalare, e voglio pedalare. Farfuglio una mezza scusa, poi saluto gli amici ed imbocco di nuovo il circuito.

Non so che cosa mi abbia preso, di certo la mia prima gara mi ha stregato. Non ho velleità di classifica, anche se mi rendo conto che non sono affatto scarso. 

Certo, rispetto a quelli che mi sfrecciano accanto, sembro davvero il figlio di un Dio minore, ma.... ce ne sono tanti altri che sembrano miei fratelli, anzi miei fratellini. Li vedo da lontano, che pedalano adagio, li punto come un cane e li supero, senza pietà, chiedendo strada, proprio come fanno gli altri con me. Del resto, lo speaker spiegando le regole della corsa, prima della partenza, ha detto "La gara è gara!".  Non sono venuto qui per vincere qualcosa, sono qui per divertirmi ed in questo momento mi sto divertendo così.

Non ho una tattica, non ho fatto un programma, per dirla tutta non sto contando nemmeno i giri, ogni tanto guardo il contachilometri del GPS e divido per 7. Mi rendo conto di poter pedalare agevolmente per due-tre ore, poi ho bisogno di una pausa di almeno due-tre ore. Alla fine il GPS avrà segnato 12h di gara, va bene così. 

Le pause le passo assieme a Nicola, mi spiace molto di non poter pedalare con lui, l'ho trascinato in questa avventura ed adesso l'ho abbandonato. Ci organizziamo per la mensa, ogni tanto lo supero doppiandolo, mi dice sempre che si diverte, e di andare. Ad un certo punto passiamo assieme davanti ad un fotografo, ci fermiamo apposta e gli chiediamo di scattarci una foto.

Durante la gara, cerco di mantenermi concentrato. Evito di pensare a tutto il resto. E' difficile, a tratti c'ho tante cose che mi passano per la mente, e proprio quando sembra tutto automatico ci vuole poco a fare un errore.

La sfida ormai è lanciata, e non è una sfida verso qualcun altro, è una sfida con me stesso: quante ore posso pedalare, senza il pensiero di dover rientrare per dedicarmi alla famiglia? Quanto mi piace questo sport? Sono abbastanza forte per soddisfare il mio desiderio di pedalare? Oppure la mia volontà sarà sopraffatta dalla fatica? Dipende solo da me, da quanto è forte Juliette, e da quanto ci piace questo sport. 

Il camping
Ci siamo impadroniti di una zona libera, accanto agli amici della Pedalando, e l'abbiamo battezzata "Camp Villavallelonga" :-)



All'inizio ci siamo soltanto io e Nicola, il resto della compagnia arriva al mattino dopo.



Dormire di nuovo sotto la tenda, fa un certo effetto.
Ricordo come fosse ieri, eppure sono passati venti o ventun anni. E' un buon momento per riflettere. 

Allora fissavo il telo, sopra di me, e pensavo al futuro, mentre adesso più che al futuro mi soffermo sul passato.  Avevo tanti progetti, qualcuno l'ho realizzato, qualcun altro è ancora nel cassetto. Ho fatto alcuni sbagli, ho cambiato idea parecchie volte... Mi viene in soccorso un aforisma: "Solo gli stupidi non cambiano mai idea". Amen!

Mi sono comperato una tenda da tre posti, e Nicola ha fatto lo stesso, quindi ognuno ha la sua privacy ed il suo comfort. Anche il materasso è comodo, una piazza e mezza, ci sto veramente bene. Nella tenda rimane anche lo spazio per tutti i bagagli, fuori ho una piccola veranda per riparare le scarpe e la spiaggina che ho fregato a mia moglie. Chissà cosa dirà quando torno.

Ho un sacco a pelo abbastanza leggero ed il freddo si fa sentire, sopratutto la prima notte, quando dormo in calzoncini e maglietta. La notte successiva metto su la tuta ed una felpa in pile e va molto meglio.

Attorno a noi è un incredibile assembramento di tende, camper, bici, bandiere, furgoni, camper, tavoli e sedie, bandiere, striscioni.... Questa gente è molto esperta, si capisce dal fatto che si siano portati persino i rulli per tenersi caldi tra un giro e l'altro, e la macchinetta per il caffé espresso. C'è una squadra toscana che ha montato un recinzione 2x2 con dentro due maialini. Quelli di fronte a noi si permettono pure il karaoke. Noi sembriamo dei barboni, rispetto a loro. Per fortuna la prima notte giangi ci ha sistemato le biciclette assieme alle loro, sono rimaste riparate e custodite, una preoccupazione in meno.

Gli aerei
All'inizio abbiamo alzato gli occhi al cielo, come due bambini, e lo abbiamo seguito a bocca aperta finché non è scomparso in direzione dell'aeroporto. Siamo esattamente sotto la rotta di avvicinamento di Ciampino, gli aerei che atterrano passano poco sopra di noi.... 



Dopo mezz'ora, si manifestano i primi segni di insofferenza che piano piano sfocerà verso una dichiarata ostilità. Un atterraggio ogni 2-3 minuti è veramente troppo, per fortuna la situazione da sabato notte migliora sensibilmente, evidentemente qui il week end atterra meno gente. 

Ci domandiamo come facciano a dormire quelli che abitano qui.

Passa un turboelica, fa un fracasso assordante, sembra uno Stuka della Luftwaffe in picchiata, ci mettiamo al riparo perché sembra che stia per mitragliarci, poi per fortuna passa oltre.... Nicola mi dice: "Non credo che questo arriva all'aeroporto". Ridiamo come due scemi.

Il Concerto
Oltre al casino degli aerei, ci sono pure quelli che suonano. Un concerto di musica alternativa, "anderr graundde": sono tante band che si esibiscono a turno, i testi mi sono incomprensibili, non capisco neppure in quale lingua stiano cantando, il ritmo mi sembra sempre uguale... 



Mentre gironzoliamo per il campo, un paio di ragazzi chiedono a Nicola: "Ahò, chissaisistasera sona ******?" dove, al posto degli asterischi, pronuncia un nome immemorizzabile; qualcosa tipo Brontolo o Brufolo o Luscolo o qualcosa del genere. Assolutamente mai sentito prima.

All'una meno venti di notte finiscono, per fortuna, e se ne vanno a casa. Si dorme, finalmente? Macché! Due minuti dopo inizia la pioggia battente e sotto la tenda sembra rimbombare...

La pioggia
E' stata la nostra grande incognita, ed il nostro maggiore problema.
In tenda si sta comodi, finché è asciutto, ma quando piove: umidità, fango, rumore dell'acqua sul telo che ti tiene sveglio...

Il meteo prevede pioggia battente, ma Venerdì arriva soltanto una pioggerellina sottile, quando ci siamo appena sistemati. Stiamo proprio cercando di capire se si farà la pedalata dentro Roma, gli amici della Pedalando mi dicono che ormai sarà saltato tutto anche perché non hanno chiamato dagli altoparlanti. 
E' un peccato. Ci tenevo moltissimo a fare questa escursione, dovrò assolutamente riprovarci l'anno prossimo.

Sabato la giornata inizia proprio nera. Sembra voler minacciare pioggia da un momento all'altro, poi il cielo piano piano inizia ad aprirsi ed in mattinata arriva il sole, che renderà magnifica la giornata.
La pioggia tornerà soltanto nella notte tra sabato e domenica, verso le tre, durante la gara. Io in quel momento sono in tenda, sto proprio valutando l'opportunità di lasciare il calduccio del sacco a pelo, alzarmi,  e fare un altro paio d'ore. Non ho portato il pantalone lungo, temo che l'umidità della notte sia eccessiva. Mentre faccio tutte queste valutazioni, sento le gocce d'acqua sul telo: ci mette due secondi a tornarmene in branda.

Il Percorso
La nostra zona tende è a due passi dal percorso, lo raggiungo ed inizio a pedalare adagio.
Questo è il primo tratto del percorso, quello che segue il perimetro del camping. E' veramente ostico, un susseguirsi di saltelli che rendono quasi impossibile rimanere seduti, sopratutto per me che ho una front. Io ho diviso idealmente il percorso in due metà, questa è quella dove vado piano, intorno ai 16-18 Km/h, e recupero un pò. 



La catena di Juliette batte rumorosamente ad ogni balzo, ho paura di spaccare tutto ed allora proseguo adagio per tutto il perimetro dell'accampamento, fino al primo ponticello di legno.

Da qui in poi il fondo è un pò più scorrevole, si corre ma ci sono un paio di curve a gomito che spezzano il ritmo. Supero la caserma della Polizia, poi il primo ristorante, faccio la curva veloce a destra dove sono finito nei campi arati già un paio di volte: adesso sto imparando a tenere il controllo, mi alzo leggermente sui pedali e sposto il peso in avanti, poi piego la testa in curva. Le Schwalbe sono strepitose, non c'è paragone rispetto alle Kenda.

Faccio il tratto in salita, sotto i pini. Sarà per la stanchezza, sarà per il terreno che è diventato molto polveroso, ma adesso non riesco a superare i 18-20 Km/h in questo tratto, ricordo che stamattina qui giravo a 27-28 Km/h.

Dopo i pini, altro ristorante con curva a gomito a sinistra, anche qui ho imparato a piegare e vado via senza problemi. Tratto in falso piano, poi arrivo al primo saliscendi, quello più ripido, lo scavalco, la forcella di Juliette affonda quasi tutta, è un miracolo, penso, che non si spacchi tutto. No, non è un miracolo, la mia mountain bike ha un'anima ed anche lei ce la sta mettendo tutta, mi sta chiedendo di dare il massimo.

Da adesso in poi, inizia il secondo tratto ideale, quello ad alta velocità, in leggera discesa e con fondo molto scorrevole. Trovo le prime rovine dell'acquedotto, sulla destra, poi un altro acquedotto di fronte a me, faccio la curva veloce a destra passando sotto l'alta tensione. Supero il primo punto di controllo con la sua curva ad U, faccio il lungo rettilineo in single track, poi curvone a sinistra con piega da paura, rettilineo e curvone a destra. Sono stupito di me stesso, sto facendo delle pieghe da paura, stamattina non avrei mai pensato di poterci riuscire. Faccio bene attenzione a scalare le marce prima di prendere le curve, me l'ha insegnato Raffaele, la catena è sempre in tiro, il rapporto è sempre agevole.

Di nuovo rovine dell'acquedotto, faccio la curva veloce a destra, poi prendo il secondo ponticello, quello che si fa a manetta. Ci salgo sopra con la bici in piega a sinistra, la ruota la metto all'angolo del parapetto per avere presa, poi sul ponte mi raddrizzo, salto giù al centro dove c'è una tavola che rende più dolce il gradino e piego immediatamente a destra per evitare la roccia che sta proprio là a due passi.



Ricomincio a correre, adesso siamo paralleli all'acquedotto, in questo tratto riesco a toccare i 37-38 Km/h, eppure c'è sempre qualcuno che mi supera di potenza. Il flash del fotografo è abbagliante, quanto il buio è pesto per qualche metro vedi  i puntini verdi, ma si va avanti.



Siamo al secondo punto di controllo, quello con la chicane destra/sinistra/destra, anche qui ho preso la mano e lo supero in scioltezza. Mi avvio verso il secondo saliscendi, quello con i sassi in fondo alla discesa, penso sempre che sia molto pericoloso perchè sono smossi ed ogni volta bisogna fare molta attenzione alla linea di guida.

Procedo a tutta velocità verso il terzo saliscendi, quello più divertente perché qui si sale/scende/sale/scende, è il letto di una cunetta asciutta. All'inizio scendevo senza pedalare e davo un colpo di pedali soltanto all'ultimo metro di salita, per scollinare, ma adesso mi preparo un rapporto agevole e pedalo appena supero il fondo, aiuto Juliette a risalire, che al secondo scollinamento quasi sembra staccarsi da terra.

Riprendo a pedalare, faccio la strettoia tra le rovine ed imbocco il rettilineo prima del traguardo, dove mi concedo di scalare tutte le marce fino al 44x11 toccando anche qui velocità elevate. Alle transenne c'è sempre qualcuno a guardare, faccio la mia solita curva ad U cercando di non derapare perché concordo con scratera quando sostiene che "... chi va in derapata rovina i sentieri, le gomme e dimostra di non saper pedalare...".

Passo sul quarto ed ultimo punto di controllo, e sono in zona cambio. Qui c'è sempre qualcuno che mi taglia la strada per entrare ai box, ormai lo so e faccio attenzione. Curva destra, poi sinistra e ritorno parallelo al camping, sul tratto che detesto, quello dove vado piano. Ne approfitto per recuperare. Ho finito un altro giro.

La Mensa
La mensa è una di quelle cose che non sta funzionando. A parte il fatto che ci ho mangiato quattro volte, e tre volte su quattro c'era di secondo lo spezzatino....

Il problema non è tanto il cibo, quanto l'igiene. Se qui vengono i NAS, mi dico, chiudono tutto. I tavoli sono un cesso, sembra il banco di lavoro di un meccanico tanto è l'unto che c'è attaccato. Non si puo' appoggiare niente, mangiamo rannicchiati sulle sedie cercando di non toccare nulla più del necessario.

Vedo tanti che hanno portato la famiglia, vedo dei bambini che giocano tra i tavoli, sul pavimento di terra smossa.... Ringrazio il Signore che la famiglia abbia deciso di non seguirmi, sarebbe stato un bel problema gestire le due bambine in questa situazione.

Abbiamo molta fame, e mangiamo tutto. Nicola riesce pure a sporcarsi la maglia di sugo, probabilmente sarà stato l'unico partecipante che è riuscito a tornare a casa con la maglia sporca di sugo anziché di polvere o di sudore. Vallo a spiegare!


I conoscenti
Vengono a cercarmi in diversi, all'accampamento della Vallelongabike, al sabato: immagino che sarà stato per il messaggio postato su mtb-forum. Ci salutiamo, parliamo un pò di Openstreetmap, dei ricevitori Garmin, rimandiamo la discussione al forum. Poi arriva gente che non ha letto il forum, si ricorda di me e basta: i briefing al Tour Bike sono rimasti  impressi....

Vi ringrazio tutti, mi ha fatto molto piacere rincontravi. E' stato molto gratificante.

Ciliegina sulla torta, a fine gara vado alla fontana per fare rifornimento d'acqua, faccio qualche minuto di fila e vengo garbatamente salutato da un uomo in borghese, con la famiglia al seguito, che mi racconta di avermi conosciuto al tour bike. Nicola mi sfotte, mi dice che ormai sono famoso, io sorrido e rispondo di si.

La 24 minuti
Mentre faccio una pausa, vedo i bambini che corrono per la loro gara, la 24 minuti.
Hanno preparato un percorso apposta, che passa davanti al bar, e così rimango qualche minuto ad osservarli.
C'è una bambina che ha una bicicletta 24" più costosa della mia. Sono tutti molto concentrati, occhi fissi sul percorso e avanti tutta, girano come forsennati. Sono piccoli, ma sono già grandi atleti.Non tradiscono alcuna emozione. Gli unici emozionati sono i genitori a ciglio percorso.


Mi sarebbe piaciuto portare Elisa con me, e penso che se avrò la possibilità di ritornare l'anno prossimo, potrei portarla. Sicuramente la tenda le piacerebbe, sai che divertimento. E poi, chissà, potrebbe anche prendere parte alla 24 minuti.

Più tardi, durante la gara, lo speaker attraverso i microfoni dirà una frase che mi ha colpito molto, diceva pressapoco: lasciate che i bambini si divertano, ricordate che essi non sono voi stessi, e non devono  necessariamente diventare ciò che non siete stati voi. Prenderne nota.

Escursione a Roma
Terminata la gara, smontiamo baracca e burattini e carichiamo tutto in macchina. Poi prendiamo le bici e ci concediamo due ore di visita turistica dentro Roma. Andiamo a Piazza S. Giovanni, poi al Colosseo,  Fontana di Trevi, Teatro di Marcello e rientriamo passando vicino al Circo Massimo.


E' proprio un giretto, serve per comprare la cartolina che mi ha chiesto Elisa e per farci qualche foto ricordo con le nostre compagne. Ci sono tanti turisti, tante turiste, qualcuna anche un pò appiccicosa. 

Il rientro
Alle 17:30 si rientra alla macchina, carichiamo le biciclette e sfrecciamo verso casa.

Il viaggio di ritorno per me è molto annebbiato, sono stanco morto, ma sono felice. Ho realizzato un altro sogno, mi sento fortunato di esserci riuscito, ringrazio la mia famiglia e la mia bicicletta di avermi concesso questa stupenda opportunità, e Nicola per avermi sopportato pazientemente.

martedì 21 settembre 2010

Pellegrinaggio a San Matteo

Dopo qualche tempo, riprendo in mano il blog. Non che gli argomenti di cui scrivere mi siano mancati: primo tra tutti il Tour Bike della Transumanza 2010. Ma descrivere il tour bike di quest'anno non sarebbe altrettanto avvincente di quello dello scorso anno, per tanti motivi. Per il momento è una bozza, poi si vedrà.

Intanto, sto girando moltissimo assieme a Juliette. La cosa più straordinaria che abbiamo fatto assieme è stato il pellegrinaggio notturno al Santuario di San Matteo.

Qualche tempo fa, mentre programmavamo una delle prossime avventure (il pellegrinaggio a piedi da Vieste al Santuario di San Michele), io e Riccardo abbiamo constatato come nei paesi circostanti vengano mantenute vive alcune tradizioni secolari, mentre a Cerignola si tende a voltare pagina con disinvolta spensieratezza.

A Cerignola c'era un'antica  devozione a San Matteo Apostolo, venerato nel convento dei Cappuccini presso San Marco in Lamis.

Nei tempi passati i fedeli si recavano in pellegrinaggio al convento, a piedi o con il carretto. Era un viaggio avventuroso che poteva durare anche una settimana. Ma, come tante altre cose della mia città, ormai anche questa tradizione è andata in malora, tant'è che è quasi completamente dimenticata: sopravvive nella memoria di qualche anziano come fatto folkloristico, ma nulla di più. 

Oggigiorno sono ancora tanti i devoti al Santo, o per lo meno quelli che si dichiarano tali, ma il pellegrinaggio vero e proprio viene eseguito da meno di un centinaio di persone, organizzate con autobus e automobili. Una buona occasione per fare un picnic, a quanto pare.

Partendo da questa amara riflessione, mi balena un'idea nella mente: perché non organizziamo un pellegrinaggio in bicicletta a San Matteo? Tecnicamente non è impossibile, si tratta di percorrere 80Km per il viaggio di andata ed eventualmente organizzare il rientro con un furgone. Anzi, facendo quattro conti, a me la cosa sembra proprio fattibile: partenza da Cerignola a mezzanotte, 8h di tranquilla pedalata ad una media di 10Km/h.... si arriva alle 8 di mattina, giusto in tempo per prendere parte alla S. Messa.

Ma le persone a cui lo propongo sembrano poco interessate. Io, invece, più ci penso e più mi convinco che lo vorrei fare. Approfitto di una giornata di allenamento, quest'estate prima del Tour Bike, e me ne vado in mtb fino a San Matteo: una sfacchinata di 150Km in 9h. Rientro a casa esausto, ma felice: il pellegrinaggio è alla mia portata!

Arriva la fatidica data, il 21 settembre, giorno dedicato al Santo.
Visto che sono l'unico pellegrino, potrò tenere un'andatura più sostenuta e quindi rinvio la partenza alle 03:30; ho stimato 5h per coprire la tappa e prevedo di prendere parte alla celebrazione della S. Messa che si terrà alle 9:00.

E così, mi metto in viaggio. Sono le 03:45 ed in giro c'è già qualcuno, sono i braccianti che si avviano ai punti di ritrovo per la raccolta dell'uva. Mi guardano sbalorditi, ed in effetti mi rendo conto che sono piuttosto atipico in questo contesto. Tra l'altro ho dotato Juliette del kit luci, che fa molta scena mentre scorro lungo la circonvallazione.

Proseguo su Via Manfredonia a tutta velocità. Fa freddo ed ho messo una maglia a maniche lunghe, ma è poco adatta a pedalare perché lascia entrare l'aria dai polsini e dal colletto, lo sapevo ma è l'unica maglia di colore chiaro che ho e non mi sembrava opportuno girare al buio vestito di scuro. Sistemo la bandana attorno al collo e riparto sparato fino al casello dell'autostrada, dove finiscono i pali dell'illuminazione pubblica.

Sono ansioso di trovarmi nell'oscurità per verificare quanto siano valide le luci, che utilizzerò anche alla 24h di Roma: luminosità, durata batterie... insomma, un vero e proprio test.

Il passaggio dalla zona illuminata a quella scura è un vero e proprio shock. La luce posteriore svolge il suo compito in maniera egregia, mi sembra, ma quella anteriore è troppo fioca. Per fortuna Beppe mi ha regalato una bella torcia a led con tanto di batterie ricaricabili. La accendo e... non c'è paragone! Qualche istante per fissarla sul manubrio e riparto.

Ho deciso di percorrere la strada comunale di Santa Maria de' Manzi, costeggiare Borgo Tressanti e imboccare infine la provinciale che porta fino al bivio della S.S. 89 per San Giovanni Rotondo. E' una strada interamente asfaltata, completamente diversa rispetto a quella che ho percorso quest'estate, ma preferisco evitare i tratti sterrati di Via Padula per ridurre il rischio di forature. Meglio passare sull'asfalto, almeno per questa notte, me lo ripeto mentre i miei copertoni semislick divorano la strada.

La prima parte del viaggio è veramente spettacolare. Ho dimenticato a casa la fotocamera, e me ne pento amaramente. La notte è stupenda, la luna sta tramontando ma è quasi piena ed illumina il paesaggio. Appena entrato nell'oscurità ho iniziato a scorgere le stelle, adesso che gli occhi si sono abituati ne vedo tante, oltre alle luci del Gargano che scintillano all'orizzonte come un gigantesco presepe. Di tanto in tanto passo davanti ad un'abitazione, dove le luci accese sulla corte arrivano fino alla strada, ed i cani abbaiano furiosamente nel silenzio della notte: il loro latrare mi accompagna per qualche minuto, poi scompare all'orizzonte....

Adesso è il momento delle civette, prima sento il loro verso e poi ne vedo passare una nel fascio di luce della mia torcia, poi scompare nella notte. Intanto, sono arrivato nei pressi di Borgo Tressanti.

Proseguo sul viale alberato, incrocio una strada asfaltata completamente illuminata (mi chiedo a che cosa serva, siamo in aperta campagna), qui sono in leggera discesa e vado forte. Dopo un pò arriva la sorpresa: lavori in corso, ponte sul Carapelle interrotto: che faccio?

Potrei svoltare a destra e tornare sulla Rivolese, ma non mi sembra prudente, è una strada molto trafficata. Alla fine, sembra che il vecchio detto "chi lascia la strada vecchia...." cada a fagiolo: si torna indietro!

Ritorno al bivio con la strada illuminata e la percorro tutta. Non ho la più pallida idea di dove sbucherà, dalla traccia sul GPS vedo solo che è parallela alla Statale e questo mi basta. Io e Juliette passiamo dietro Borgo Tressanti, poi costeggiamo una masseria che scopro chiamarsi Posta Angeloni ed infine svoltiamo a sinistra per riprendere la statale nei pressi della stazione Total. Qualche chilometrodi preoccupazione, con i camion che mi sfrecciano accanto facendomi quasi perdere l'equilibrio, e finalmente incrocio il mio antico percorso: Via Padula!

Svolto a destra e mi fermo per qualche istante. Da alcuni chilometri sento un cigolio provenire dalla ruota posteriore, forse si tratta del mozzo che ha bisogno di un pò di manutenzione, chiaramente non è  questo il momento. Poi abbasso un pò la pressione del pneumatico, e scopro che il problema era dovuto proprio a quello: non era il mozzo a lamentarsi, ma il copertone!

Proseguo sul percorso "mio" e ne approfitto per rilassarmi un attimo, finora il fatto di percorrere strade nuove mi ha tenuto molto impegnato mentalmente. Non che faccia male rimanere concentrato, ma la tensione è un'altra cosa. Mi volto a guardare la luna, e non la trovo, deve essersene andata da un pezzo, adesso il paesaggio è veramente buio ed intravedo solo gli oggetti più alti che si stagliano controluce rispetto ai bagliori delle città. Non si vede ancora alcun segno dell'alba. Sono le 5:00.

Comincia il primo dei due tratti sterrati, sono costretto a rallentare ed a fare la chicane attorno alle pozze dell'acqua. In lontananza illumino un uomo che cammina a ciglio strada, verso di me, mentre lo incrocio scorgo la classica conchetta di plastica a tracolla: un bracciante che va al lavoro, alle 5 di mattina, nel buio pesto della notte. Non riesco a scorgere la sua espressione, ma sono sicuro che sta scuotendo la testa: quanto deve essergli sembrata assurda, la mia avventura!

Pedala e pedala, si sono fatte le 6 del mattino, verso il mare si vedono i primi colori dell'alba: rosa, arancione, celeste. Mi trovo nella zona di Masseria Macchiarotonda, mi affretto per percorrere i due o tre saliscendi prima di attraversare la ferrovia. Farò sosta non appena raggiunto il bivio della S.S. 89, non vedo l'ora di superare questo tratto che è molto degradato, vedo rifiuti buttati ovunque nella scarpata stradale. Per di più, con l'avvicinarsi dell'alba, iniziano a circolare anche le prime automobili: mi accorgo che mi vedono a distanza, lampeggiano con gli abbaglianti, ma c'è sempre il rischio che qualcuno stia ancora dormendo. La torcia di Beppe è ancora bella carica, la batteria ha un'autonomia superiore alle mie aspettative, mi sarà molto utile alla 24h.

Finalmente raggiungo il bivio della S.S. 89. Mi fermo un secondo, faccio colazione con un pò di cioccolata, poi un sorso d'acqua e.... ACCIDENTI! (beh, veramente l'espressione esatta non è stata questa). CASPITA! quel camion mi è passato davvero vicino! Ha fatto una manovra proibita, ha imboccato controsenso lo svincolo, a forte velocità, ed è passato accanto a me ed a Juliette. Prendere nota: gli svincoli sono luoghi pericolosi, per il futuro organizzare le soste lontano da essi.

Breve tratto di S.S. 89, poi svolto verso Rignano Garganico su un viale alberato. Adesso il sole è alle mie spalle, quando sorge vedo il paesaggio che all'improvviso si illumina di arancione... spettacolare! Ormai è giorno, la tensione causata dall'oscurità è completamente scomparsa e questo flash di luce porta la mi a attenzione su questioni meno materiali. Inizio a chiedermi che cosa sto facendo: ok, ufficialmente è un pellegrinaggio, ma... forse è molto meno spirituale di quanto dovrebbe, forse è soltanto un allenamento, e niente altro. Con questo pensiero triste che mi gira per la testa, raggiungo il bivio con la provinciale che porta a Borgo Celano, e la imbocco.

Adesso basta pensare, bisogna concentrarsi: incomincia la salita. Stavolta vorrei salire facendo una sola sosta, prima dei tornanti, per mangiare un altro pò di cioccolato. Superata la cava, trovo un autobus del servizio pubblico fermo con il triangolo rosso esposto: mi pare che sia stato abbandonato. Finalmente mi fermo, mangio, bevo e riparto subito. Ho fatto due conti e, tra il ritardo alla partenza, la deviazione e la salita che mi aspetta, rischio di arrivare troppo tardi! 

Iniziano i tornanti, ok, li conto: sono otto. Mi ci arrampico in scioltezza, senza forzare oltre il necessario.
Rifaccio due conti e mi rendo conto che con questa media arriverò al Santuario proprio alle 9.
Va bene così, continuo a salire, accompagnato dal muggito di alcune mucche che si cercano. Passo davanti al tabernacolo della Madonnina, dove questa estate ho fatto una lunghissima sosta, continuo e finalmente i tornanti si esauriscono.

In effetti non è che la situazione qui sia migliore. La strada continua ad essere molto ripida, ho cantato vittoria troppo presto, questi ultimi chilometri si rivelano un osso duro....

Finalmente arrivo a Borgo Celano, poi altri pochi minuti ancora e sarò al convento di San Matteo.
Arrivando, trovo già parcheggiati i soliti "grigliatori" di carne a ciglio strada, tra l'altro sono i soliti che operano a Cerignola...
Mi fermo alla fontanella, bevo e poi mi rinfresco. Ci sono parecchie macchine parcheggiate, poi arriva un autobus dal quale scendono altri compaesani. Io mi cambio maglietta, metto una asciutta e mi avvio verso l'ingresso. 

Avevo immaginato che avrei ricevuto un minimo di attenzione o di considerazione dal frate che presidia l'ingresso, invece... vengo ignorato. Alla mia richiesta di un luogo tranquillo (e custodito) dove poter parcheggiare Juliette, mi risponde di chiedere alla guardia giurata. Alla fine lascio Juliette appoggiata al muro, la lego con il lucchetto che mi sono portato nello zaino, ed entro nel santuario.

La cappella è piena di gente, non c'è posto. Mi guardano un pò tutti, vestito come sono, adesso ho la maglia sociale sulla quale troneggia in bella mostra il nome di Villavallelonga, provincia de L'Aquila. Forse si stanno domandando se ho fatto davvero tutta quella strada per recarmi al santuario. Beh, glie lo lascio credere....

Assisto alla celebrazione della S. Messa, ma il pensiero corre sempre alla mia compagna, là fuori,  e la preoccupazione si fa spasmodica. Quando la rivedo, mi sento sollevato. Temevo di dover chiedere un passaggio, per il ritorno.

Il rientro è molto tranquillo. A parte il fatto che nella discesa mi trovo faccia a faccia con le vacche di prima, proprio in un tornante, e non è una situazione piacevole. Prendo un caffé al chiosco di Borgo Celano, poi scendo giù come un missile. Rifaccio tutta la strada al contrario, mi sento molto sicuro, queste strade adesso le sento più "mie". In quattro ore rientro a casa, facendo qualche sosta per mangiare un pò d'uva e qualche mora a ciglio strada. 

La sella nuova è davvero ottima. Ricordo che durante l'escursione estiva ho sofferto molto al soprasella, e sono stato costretto a fare parecchie tappe nell'ultima fase del percorso. Stavolta va davvero bene, non sento il bisogno di scendere di sella se non negli ultimissimi chilometri, forse più per  ragioni psicologiche che per reale necessità.

L'esperienza del pellegrinaggio è stata davvero positiva. Pedalare da solo, nel buio della campagna pugliese, mi ha consentito di vedere il paesaggio con una nuova  prospettiva. Da ripetere, senza dubbio. E poi, ormai la tradizione è stata ristabilita, dipende solo da me tenerla in vita o meno. Farò del mio meglio per convincere (costringere?) gli amici a partecipare, sono sicuro che non se pentiranno.

Poco prima di arrivare, vado pure a guardare il contachilometri del GPS: non lo faccio mai durante le escursioni, per non lasciarmi suggestionare dalle cifre. Sono al Km. 150, me ne mancano 4 per arrivare a casa. E no! Così non va bene! Devo battere il mio record personale, 155 Km. in una tappa sola (quella della prova fatta durante l'estate). Allora faccio una deviazione, prendo la circonvallazione mi concedo un giro d'onore del paese prima di andare a casa. All'arrivo salvo uno screenshot del GPS, per certificare il mio nuovo record personale:


Spero di superarlo, durante la 24h!

giovedì 25 marzo 2010

Il rumore degli insetti

"Papà, fermati!"
"Che cosa c'è?"
"L'hai sentito anche tu?"
"No... Che cosa?"
"Un rumore..."
"Di che tipo?"
"Il rumore degli insetti... come le api quando volano..."
"Ah, si... questo?" e ricomincio a pedalare.
"Si, si, questo... Che cos'è?"
"E' il rumore delle ruote della mountain bike, quando rotolano sull'asfalto..."
"Bellissimo, sembra il rumore delle api!"
"Si, è vero, è bellissimo."

Primo giro in campagna, stasera, con Elisa. Anzi, primo giro a "Cerignola campagna" :-) Contravvendendo alle regole della mamma, che ha posto il veto sulle pedalate nel traffico. Ma Elisa ha bisogno di imparare ad andare anche nel traffico, non può continuare a girare nel cortile...

Prima gara per vedere chi arriva primo, prima esperienza di pedalata "lunga", 9.820 metri per la precisione.

Mentre la inseguo, lei si volta per vedere se la sto raggiungendo. Per fortuna non si accorge della faccia strana del suo papà, al limite delle lacrime per la commozione....

Poi, all'arrivo, mi ha dato del "vecchio".
Alla seconda gara, ho vinto io e le ho dato della "bambina", subito dopo mi ha preso a calci.

Alla fine, anche la prima preoccupazione: "Mamma non vuole, le dobbiamo dire che siamo rimasti in cortile?"
"No, bisogna dire sempre la verità."

Una serata indimenticabile, io e mia figlia per la prima volta assieme su una stradina di campagna, cavalcando due api.

domenica 21 marzo 2010

Escursione di primavera

Finalmente è arrivata la primavera. Non se ne poteva piu' di pedalare nel fango. Certo, ha il suo fascino, ma questo e' stato un anno molto piovoso e mi sono ritrovato tante volte con le ruote completamente frenate dall'argilla.


Da adesso in poi, niente più fango, e meno idropulitrice. Pero' ci sono altri problemi: gli insetti sono tornati, e si infilano nel colletto della maglia;  e poi, la borraccia si svuota rapidamente.

Chissà, forse tra qualche mese, pedalando sotto il sole, rimpiangerò il periodo invernale... Che ci vuoi fare, sono fatto così...

E' stato un weekend impegnativo per me e Juliette. Ho fatto tanta strada, ma l'evento più importante è stato il raduno.

Oggi si è tenuto il nostro primo esperimento per tentare di coniugare la passione per la mountain bike e le legittime necessità della famiglia. Mi sembra che sia riuscito.

Era già da un pò che ci stavo pensando, l'occasione ci si è presentata con l'arrivo della Primavera, e noi l'abbiamo colta al volo.

Il primo a cui ne ho parlato è stato Nicola, e si è dimostrato subito interessato. Poi, dopo l'annuncio nel forum di Vallelongabike, hanno aderito anche Beppe e Vincenzo. Paolo purtroppo ha dovuto dare forfait per impegni di lavoro. Speravo nella partecipazione di qualcun altro, ma va benissimo cosi'.

L'obiettivo è quello di passare una allegra giornata all'aria aperta, con le rispettive famiglie, accoppiando un giretto in bici ad una scampagnata. Il tempo è davvero bello, meglio di così non si poteva davvero sperare.

Ci raduniamo all'uscita del paese, per andare tutti assieme in un agriturismo. Stamattina abbiamo deciso di fare le cose con calma, senza stress. Beppe e' l'unico che arriva da fuori città, quindi gli lasciamo tutto il tempo che gli occorre. Piu' tardi, ci confiderà che per strada ha toccato i 130 km/h con grande stupore della moglie che evidentemente non lo vede mai pedalare :-)

E mentre imbocchiamo la strada di Santo Stefano... sorpresa! Un gruppo di bikers, attrezzati di tutto punto! Se fossimo al tempo degli antichi Romani, direi che oggi gli aruspici sono favorevoli. Ci incrociamo, e ci studiamo a vicenda: noi stiamo partendo con le bici appese alla macchina mentre loro stanno facendo rientro a Cerignola. Non credo di conoscerli, faccio un cenno di saluto e tiro dritto, avrei quasi voglia di dare una sportellata a qualcuno per fare conoscenza. Comunque l'idea che ci sia qualche altro cerignolano appassionato alla mtb mi sembra una bella notizia.

Arrivati all'agriturismo, liberiamo la prole che inizia a correre a destra e manca, fino a disperdersi. Le signore iniziano a familiarizzare (coalizzarsi?), ci liquidano con un "tornate presto" e se ne vanno per i fatti loro. Noi intanto abbiamo finito di preparare le biciclette. Dopotutto sono anche loro un componente della famiglia (l'amante?) ed adesso è arrivato il loro momento.

Ci lanciamo a capofitto in un giretto attorno all'invaso Capacciotti. E' proprio un giretto: pochi chilometri di asfalto per imboccare lo sterrato, poi si percorre la strada della forestale sulla riva nord.

Mentre si pedala, la discussione spazia in ogni ambito della mtb: componenti, rivenditori, progetti, consigli. Io e Nicola per lo piu' ascoltiamo, al massimo facciamo qualche domanda, perchè Beppe e Vincenzo sono davvero ad un altro livello. In particolare Nicola è interessato ad una nuova compagna di viaggio, e non perde l'occasione per farsi dare qualche suggerimento.

Giunti a Santa Clotilde, decidiamo di fare rientro sullo stesso percorso, perchè il rientro dalla sponda Sud ci porterebbe via almeno un'ora e mezza, e non vogliamo rubare tanto tempo alla famiglia. Intanto Nicola ha forato, qualche minuto per sostituire la camera d'aria e ci rimettiamo in movimento.

Ancora una volta, discussione a raffica. Si passa da un'argomento all'altro con una velocità sorprendente, basta distrarsi un attimo per perdere il filo del discorso, in tal caso basta aspettare un altro attimo perché inizi un discorso nuovo... :-)


Appena arriviamo all'agriturismo, approfittiamo dell'ospitalità del proprietario per darci una rinfrescata in una delle camere della struttura, dove parcheggiamo pure le biciclette. Poi, si va a tavola.

E' una bella tavolata. In effetti Nicola aveva dato un numero indicativo (20-25 persone) e ci hanno preso alla lettera, anzi mi sembra che si siano mantenuti larghi perchè il tavolo ha almeno 30 coperti. Noi siamo "solo" in 16, e quindi il tavolo è immenso per noi. Ci sistemiamo come capita, finisce che formiamo i classici gruppi "femmine" da una parte, "maschi" dall'altra e "figli" in mezzo. Io avrei preferito una cosa più promiscua, perché penso che lo scopo sia non soltanto quello di parlare tra di noi di mtb, ma anche di parlare tutti assieme (anche) di questo sport, sopratutto di quali sacrifici comporta e di come eventualmente si potrebbero ridurre.

Allora ci mettiamo ad un capo del tavolo, noi quattro, e riprendiamo il discorso frenetico di prima. Sembriamo davvero quattro fanatici, ciascuno ha un'esperienza da raccontare e bisogna mettersi in fila prima di poter parlare. Sempre che, nel frattempo, un altro non dica qualcosa di così interessante da farti venire in mente un argomento nuovo che ti fa dimenticare quello che stavi per dire. O forse sarà colpa del vino, non so...


Anche le "femmine" chiacchierano amabilmente, avranno pure loro qualche aneddoto da raccontare, del tipo "... mio marito una volta è tornato con tre ore di ritardo, stavo per chiamare l'ospedale..." oppure "...il mio, invece, metteva le scarpe piene di fango a lavare in lavatrice, mi si è allagata la casa...". Mi sembra che si intendano al volo, anzi si è subito stabilito un legame di solidarietà femminile di avversione contro questi invasati di mariti. Temo che d'ora in poi non mi sarà possibile giustificare i ritardi con scuse assurde del tipo "scusa, ho forato tre volte" perché mi sentirei rispondere "seeh, come no, so che avete latticizzato le gomme". Questo è il potere della comunicazione.

Finalmente, il pranzo giunge al termine. Abbiamo mangiato benino, non e' stato eccezionale, ma non ci siamo fatti mancare niente. Ci accomodiamo all'aria aperta, i bambini ricominciano a correre, stavolta dietro ad un cucciolo di cane. Si continua a discutere, si fa qualche progetto a breve scadenza, poi si azzarda qualche ipotesi per un tour nel periodo estivo. Le signore ci ascoltano dalla panchina accanto, pazientemente, fino a quando imbrunisce e l'aria inizia a pizzicare. E' tempo di tornare a casa.

Qualche minuto per caricare le bici in macchina, poi ci salutiamo ed imbocchiamo verso casa. Mia figlia è dispiaciuta, avrebbe voluto portarsi il cucciolo a casa, ma la mamma è categorica: di bestie in famiglia c'è già il papà,  ed è più che sufficiente...

Spero proprio che questo sia l'inizio di una bella amicizia.

Epilogo
Moglie: Incredibile, dodici biciclette...
Marito: Sì, ma considera che sono tutte il top.
Moglie: Meno male che tu ne hai "solo" due.
Marito: Mah, chissa'... sto pensando di prenderne un'altra...
Moglie: ? ? ? ? ?
Marito: Si, dai.
Moglie: * * * * *
Marito: Guarda che anche Nicola la cambia....
Moglie: ! ! ! ! !
Marito: ... e anche Vincenzo, anche lui la deve cambiare...
Moglie: $ $ $ $ $
Marito: ... tanto chissenefrega, pago a rate...
Moglie: - - - - -
Marito: .. dai, sui 2.000-2.300 euro, faccio un finanziamento di 100 euro al mese....
Moglie: # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # # . . . .
Marito: Sì cara, come vuoi tu cara....

:-)