martedì 21 settembre 2010

Pellegrinaggio a San Matteo

Dopo qualche tempo, riprendo in mano il blog. Non che gli argomenti di cui scrivere mi siano mancati: primo tra tutti il Tour Bike della Transumanza 2010. Ma descrivere il tour bike di quest'anno non sarebbe altrettanto avvincente di quello dello scorso anno, per tanti motivi. Per il momento è una bozza, poi si vedrà.

Intanto, sto girando moltissimo assieme a Juliette. La cosa più straordinaria che abbiamo fatto assieme è stato il pellegrinaggio notturno al Santuario di San Matteo.

Qualche tempo fa, mentre programmavamo una delle prossime avventure (il pellegrinaggio a piedi da Vieste al Santuario di San Michele), io e Riccardo abbiamo constatato come nei paesi circostanti vengano mantenute vive alcune tradizioni secolari, mentre a Cerignola si tende a voltare pagina con disinvolta spensieratezza.

A Cerignola c'era un'antica  devozione a San Matteo Apostolo, venerato nel convento dei Cappuccini presso San Marco in Lamis.

Nei tempi passati i fedeli si recavano in pellegrinaggio al convento, a piedi o con il carretto. Era un viaggio avventuroso che poteva durare anche una settimana. Ma, come tante altre cose della mia città, ormai anche questa tradizione è andata in malora, tant'è che è quasi completamente dimenticata: sopravvive nella memoria di qualche anziano come fatto folkloristico, ma nulla di più. 

Oggigiorno sono ancora tanti i devoti al Santo, o per lo meno quelli che si dichiarano tali, ma il pellegrinaggio vero e proprio viene eseguito da meno di un centinaio di persone, organizzate con autobus e automobili. Una buona occasione per fare un picnic, a quanto pare.

Partendo da questa amara riflessione, mi balena un'idea nella mente: perché non organizziamo un pellegrinaggio in bicicletta a San Matteo? Tecnicamente non è impossibile, si tratta di percorrere 80Km per il viaggio di andata ed eventualmente organizzare il rientro con un furgone. Anzi, facendo quattro conti, a me la cosa sembra proprio fattibile: partenza da Cerignola a mezzanotte, 8h di tranquilla pedalata ad una media di 10Km/h.... si arriva alle 8 di mattina, giusto in tempo per prendere parte alla S. Messa.

Ma le persone a cui lo propongo sembrano poco interessate. Io, invece, più ci penso e più mi convinco che lo vorrei fare. Approfitto di una giornata di allenamento, quest'estate prima del Tour Bike, e me ne vado in mtb fino a San Matteo: una sfacchinata di 150Km in 9h. Rientro a casa esausto, ma felice: il pellegrinaggio è alla mia portata!

Arriva la fatidica data, il 21 settembre, giorno dedicato al Santo.
Visto che sono l'unico pellegrino, potrò tenere un'andatura più sostenuta e quindi rinvio la partenza alle 03:30; ho stimato 5h per coprire la tappa e prevedo di prendere parte alla celebrazione della S. Messa che si terrà alle 9:00.

E così, mi metto in viaggio. Sono le 03:45 ed in giro c'è già qualcuno, sono i braccianti che si avviano ai punti di ritrovo per la raccolta dell'uva. Mi guardano sbalorditi, ed in effetti mi rendo conto che sono piuttosto atipico in questo contesto. Tra l'altro ho dotato Juliette del kit luci, che fa molta scena mentre scorro lungo la circonvallazione.

Proseguo su Via Manfredonia a tutta velocità. Fa freddo ed ho messo una maglia a maniche lunghe, ma è poco adatta a pedalare perché lascia entrare l'aria dai polsini e dal colletto, lo sapevo ma è l'unica maglia di colore chiaro che ho e non mi sembrava opportuno girare al buio vestito di scuro. Sistemo la bandana attorno al collo e riparto sparato fino al casello dell'autostrada, dove finiscono i pali dell'illuminazione pubblica.

Sono ansioso di trovarmi nell'oscurità per verificare quanto siano valide le luci, che utilizzerò anche alla 24h di Roma: luminosità, durata batterie... insomma, un vero e proprio test.

Il passaggio dalla zona illuminata a quella scura è un vero e proprio shock. La luce posteriore svolge il suo compito in maniera egregia, mi sembra, ma quella anteriore è troppo fioca. Per fortuna Beppe mi ha regalato una bella torcia a led con tanto di batterie ricaricabili. La accendo e... non c'è paragone! Qualche istante per fissarla sul manubrio e riparto.

Ho deciso di percorrere la strada comunale di Santa Maria de' Manzi, costeggiare Borgo Tressanti e imboccare infine la provinciale che porta fino al bivio della S.S. 89 per San Giovanni Rotondo. E' una strada interamente asfaltata, completamente diversa rispetto a quella che ho percorso quest'estate, ma preferisco evitare i tratti sterrati di Via Padula per ridurre il rischio di forature. Meglio passare sull'asfalto, almeno per questa notte, me lo ripeto mentre i miei copertoni semislick divorano la strada.

La prima parte del viaggio è veramente spettacolare. Ho dimenticato a casa la fotocamera, e me ne pento amaramente. La notte è stupenda, la luna sta tramontando ma è quasi piena ed illumina il paesaggio. Appena entrato nell'oscurità ho iniziato a scorgere le stelle, adesso che gli occhi si sono abituati ne vedo tante, oltre alle luci del Gargano che scintillano all'orizzonte come un gigantesco presepe. Di tanto in tanto passo davanti ad un'abitazione, dove le luci accese sulla corte arrivano fino alla strada, ed i cani abbaiano furiosamente nel silenzio della notte: il loro latrare mi accompagna per qualche minuto, poi scompare all'orizzonte....

Adesso è il momento delle civette, prima sento il loro verso e poi ne vedo passare una nel fascio di luce della mia torcia, poi scompare nella notte. Intanto, sono arrivato nei pressi di Borgo Tressanti.

Proseguo sul viale alberato, incrocio una strada asfaltata completamente illuminata (mi chiedo a che cosa serva, siamo in aperta campagna), qui sono in leggera discesa e vado forte. Dopo un pò arriva la sorpresa: lavori in corso, ponte sul Carapelle interrotto: che faccio?

Potrei svoltare a destra e tornare sulla Rivolese, ma non mi sembra prudente, è una strada molto trafficata. Alla fine, sembra che il vecchio detto "chi lascia la strada vecchia...." cada a fagiolo: si torna indietro!

Ritorno al bivio con la strada illuminata e la percorro tutta. Non ho la più pallida idea di dove sbucherà, dalla traccia sul GPS vedo solo che è parallela alla Statale e questo mi basta. Io e Juliette passiamo dietro Borgo Tressanti, poi costeggiamo una masseria che scopro chiamarsi Posta Angeloni ed infine svoltiamo a sinistra per riprendere la statale nei pressi della stazione Total. Qualche chilometrodi preoccupazione, con i camion che mi sfrecciano accanto facendomi quasi perdere l'equilibrio, e finalmente incrocio il mio antico percorso: Via Padula!

Svolto a destra e mi fermo per qualche istante. Da alcuni chilometri sento un cigolio provenire dalla ruota posteriore, forse si tratta del mozzo che ha bisogno di un pò di manutenzione, chiaramente non è  questo il momento. Poi abbasso un pò la pressione del pneumatico, e scopro che il problema era dovuto proprio a quello: non era il mozzo a lamentarsi, ma il copertone!

Proseguo sul percorso "mio" e ne approfitto per rilassarmi un attimo, finora il fatto di percorrere strade nuove mi ha tenuto molto impegnato mentalmente. Non che faccia male rimanere concentrato, ma la tensione è un'altra cosa. Mi volto a guardare la luna, e non la trovo, deve essersene andata da un pezzo, adesso il paesaggio è veramente buio ed intravedo solo gli oggetti più alti che si stagliano controluce rispetto ai bagliori delle città. Non si vede ancora alcun segno dell'alba. Sono le 5:00.

Comincia il primo dei due tratti sterrati, sono costretto a rallentare ed a fare la chicane attorno alle pozze dell'acqua. In lontananza illumino un uomo che cammina a ciglio strada, verso di me, mentre lo incrocio scorgo la classica conchetta di plastica a tracolla: un bracciante che va al lavoro, alle 5 di mattina, nel buio pesto della notte. Non riesco a scorgere la sua espressione, ma sono sicuro che sta scuotendo la testa: quanto deve essergli sembrata assurda, la mia avventura!

Pedala e pedala, si sono fatte le 6 del mattino, verso il mare si vedono i primi colori dell'alba: rosa, arancione, celeste. Mi trovo nella zona di Masseria Macchiarotonda, mi affretto per percorrere i due o tre saliscendi prima di attraversare la ferrovia. Farò sosta non appena raggiunto il bivio della S.S. 89, non vedo l'ora di superare questo tratto che è molto degradato, vedo rifiuti buttati ovunque nella scarpata stradale. Per di più, con l'avvicinarsi dell'alba, iniziano a circolare anche le prime automobili: mi accorgo che mi vedono a distanza, lampeggiano con gli abbaglianti, ma c'è sempre il rischio che qualcuno stia ancora dormendo. La torcia di Beppe è ancora bella carica, la batteria ha un'autonomia superiore alle mie aspettative, mi sarà molto utile alla 24h.

Finalmente raggiungo il bivio della S.S. 89. Mi fermo un secondo, faccio colazione con un pò di cioccolata, poi un sorso d'acqua e.... ACCIDENTI! (beh, veramente l'espressione esatta non è stata questa). CASPITA! quel camion mi è passato davvero vicino! Ha fatto una manovra proibita, ha imboccato controsenso lo svincolo, a forte velocità, ed è passato accanto a me ed a Juliette. Prendere nota: gli svincoli sono luoghi pericolosi, per il futuro organizzare le soste lontano da essi.

Breve tratto di S.S. 89, poi svolto verso Rignano Garganico su un viale alberato. Adesso il sole è alle mie spalle, quando sorge vedo il paesaggio che all'improvviso si illumina di arancione... spettacolare! Ormai è giorno, la tensione causata dall'oscurità è completamente scomparsa e questo flash di luce porta la mi a attenzione su questioni meno materiali. Inizio a chiedermi che cosa sto facendo: ok, ufficialmente è un pellegrinaggio, ma... forse è molto meno spirituale di quanto dovrebbe, forse è soltanto un allenamento, e niente altro. Con questo pensiero triste che mi gira per la testa, raggiungo il bivio con la provinciale che porta a Borgo Celano, e la imbocco.

Adesso basta pensare, bisogna concentrarsi: incomincia la salita. Stavolta vorrei salire facendo una sola sosta, prima dei tornanti, per mangiare un altro pò di cioccolato. Superata la cava, trovo un autobus del servizio pubblico fermo con il triangolo rosso esposto: mi pare che sia stato abbandonato. Finalmente mi fermo, mangio, bevo e riparto subito. Ho fatto due conti e, tra il ritardo alla partenza, la deviazione e la salita che mi aspetta, rischio di arrivare troppo tardi! 

Iniziano i tornanti, ok, li conto: sono otto. Mi ci arrampico in scioltezza, senza forzare oltre il necessario.
Rifaccio due conti e mi rendo conto che con questa media arriverò al Santuario proprio alle 9.
Va bene così, continuo a salire, accompagnato dal muggito di alcune mucche che si cercano. Passo davanti al tabernacolo della Madonnina, dove questa estate ho fatto una lunghissima sosta, continuo e finalmente i tornanti si esauriscono.

In effetti non è che la situazione qui sia migliore. La strada continua ad essere molto ripida, ho cantato vittoria troppo presto, questi ultimi chilometri si rivelano un osso duro....

Finalmente arrivo a Borgo Celano, poi altri pochi minuti ancora e sarò al convento di San Matteo.
Arrivando, trovo già parcheggiati i soliti "grigliatori" di carne a ciglio strada, tra l'altro sono i soliti che operano a Cerignola...
Mi fermo alla fontanella, bevo e poi mi rinfresco. Ci sono parecchie macchine parcheggiate, poi arriva un autobus dal quale scendono altri compaesani. Io mi cambio maglietta, metto una asciutta e mi avvio verso l'ingresso. 

Avevo immaginato che avrei ricevuto un minimo di attenzione o di considerazione dal frate che presidia l'ingresso, invece... vengo ignorato. Alla mia richiesta di un luogo tranquillo (e custodito) dove poter parcheggiare Juliette, mi risponde di chiedere alla guardia giurata. Alla fine lascio Juliette appoggiata al muro, la lego con il lucchetto che mi sono portato nello zaino, ed entro nel santuario.

La cappella è piena di gente, non c'è posto. Mi guardano un pò tutti, vestito come sono, adesso ho la maglia sociale sulla quale troneggia in bella mostra il nome di Villavallelonga, provincia de L'Aquila. Forse si stanno domandando se ho fatto davvero tutta quella strada per recarmi al santuario. Beh, glie lo lascio credere....

Assisto alla celebrazione della S. Messa, ma il pensiero corre sempre alla mia compagna, là fuori,  e la preoccupazione si fa spasmodica. Quando la rivedo, mi sento sollevato. Temevo di dover chiedere un passaggio, per il ritorno.

Il rientro è molto tranquillo. A parte il fatto che nella discesa mi trovo faccia a faccia con le vacche di prima, proprio in un tornante, e non è una situazione piacevole. Prendo un caffé al chiosco di Borgo Celano, poi scendo giù come un missile. Rifaccio tutta la strada al contrario, mi sento molto sicuro, queste strade adesso le sento più "mie". In quattro ore rientro a casa, facendo qualche sosta per mangiare un pò d'uva e qualche mora a ciglio strada. 

La sella nuova è davvero ottima. Ricordo che durante l'escursione estiva ho sofferto molto al soprasella, e sono stato costretto a fare parecchie tappe nell'ultima fase del percorso. Stavolta va davvero bene, non sento il bisogno di scendere di sella se non negli ultimissimi chilometri, forse più per  ragioni psicologiche che per reale necessità.

L'esperienza del pellegrinaggio è stata davvero positiva. Pedalare da solo, nel buio della campagna pugliese, mi ha consentito di vedere il paesaggio con una nuova  prospettiva. Da ripetere, senza dubbio. E poi, ormai la tradizione è stata ristabilita, dipende solo da me tenerla in vita o meno. Farò del mio meglio per convincere (costringere?) gli amici a partecipare, sono sicuro che non se pentiranno.

Poco prima di arrivare, vado pure a guardare il contachilometri del GPS: non lo faccio mai durante le escursioni, per non lasciarmi suggestionare dalle cifre. Sono al Km. 150, me ne mancano 4 per arrivare a casa. E no! Così non va bene! Devo battere il mio record personale, 155 Km. in una tappa sola (quella della prova fatta durante l'estate). Allora faccio una deviazione, prendo la circonvallazione mi concedo un giro d'onore del paese prima di andare a casa. All'arrivo salvo uno screenshot del GPS, per certificare il mio nuovo record personale:


Spero di superarlo, durante la 24h!

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