giovedì 22 febbraio 2018

Ritorno al futuro

Quando è stato pubblicizzato, mi è preso subito un attacco di nostalgia. Alla fine, alla prima scusa plausibile, ho ceduto e l'ho comperato.


Ed ora, eccoli qui: il Nokia 3310 "originale" del 2000 ed il suo omonimo versione del 2017. Sono passati tanti anni.

Quando ho aperto la confezione, ho avuto come un flashback. L'emozione è stata veramente forte.

Ad un tratto, sono tornati alla mente i bei tempi in cui, per comunicare con una persona, ci dovevi per forza parlare.

Dovevi chiamare ed interagire. Dal tono di voce percepivi lo stato d'animo, il suo umore, e se la chiamata era inopportuna lo capivi immediatamente e mettevi giù per richiamare dopo. Percepivi se gli faceva piacere sentirti, se aveva da fare, se non stava facendo un cavolo...

A volte trovavi occupato, dovevi aspettare e richiamare. Tutto era più lento, non si incazzava nessuno perché... era così.

Certe frasi non usano più, ma capitava spesso di sentire "... qui non c'è campo...", oppure "... spostati alla finestra...",  "... sto entrando in galleria...". 

Erano tempi in cui l'email non ti perseguitava, al massimo ricevevi un SMS. Senza allegati, da modificare e rimandare indietro in tempo reale. Facebook e compagnia bella? Non esistevano nemmeno. Google c'era già, ma era una chicca da nerd, tutti quanti usavano Yahoo! oppure Lycos...

Anche le ricariche della batteria erano diverse. Il telefono si caricava ogni due o tre giorni, più per prudenza che per reale necessità.

Certo, era uno stile di vita ben più frenetico di quello della nostra adolescenza, passato a giocare a pallone per strada. Ma era meno frenetico di quello di oggi. Anche se non lo sapevamo, sarebbe peggiorato.

Così, ho inserito la scheda SIM ed ho iniziato a provare il nuovo telefono, felice come un bambino.

Dopo 15 minuti avevo già sfilato la scheda per rimetterla nello smartphone.

  • Niente touch-screen. Ok. Ci può stare. Anzi la tastiera fisica è meglio... Oddio. E' meglio, ma se devi scrivere anche un nome nella rubrica, diventi pazzo. Per scrivere un nome come Rossi bisogna premere il tasto 7 tre volte, il tasto 6 altre tre volte, poi 7 per 4 volte, di nuovo 7 per 4 ed infine 4 per 3 volte. Totale, 17 tasti fisici da premere. Sempre che non si commettano errori. Non parliamo di cosa occorra fare per inviare un SMS.
  • Niente rubrica sul cloud. La rubrica dello smartphone (Android o iPhone) è persa. Da trascrivere nel telefono o nella SIM a mano, con le regole di prima (mi sono venuti i brividi), o con qualche accrocchio informatico che non sono sicuro esista. Con abbreviazioni dei nomi dovuta alla dimensione dei campi disponibili.
  • Niente WiFi. Solo 3G che di per sé non è male, dato che il Nokia ha solo un browser web.
  • Niente GPS, sensore inerziale, accellerometro, barometro, trasmettitore IRDA, sensore luminosità etc.
  • Niente memoria, una o due foto e la ROM è piena, serve per forza una microSD (con i rallentamenti del caso).
  • A proposito di foto, sono di bassa qualità, per fare foto stampabili decentemente bisogna ricomperare una fotocamera da portarsi sempre appresso (ma tanto, chi le stampa più?)
Unico aspetto positivo è il design, decisamente cool, oltre alla durata della batteria, che è dichiarata in 10 giorni ma secondo alcuni arriverebbe anche a 15 giorni.

A questo punto, sono tornato al futuro e penso di aver capito una grande verità.

Quando ripensiamo al passato, lo ricordiamo sempre migliore di quello che è effettivamente stato. Il passato è rassicurante, perché è già dietro alle spalle. E' storia vissuta, e se sei qui a parlarne, in qualche modo l'hai superata.

Pensare al passato è come prendere una droga per il cervello, coccolarlo in una situazione che già ha vissuto, che conosce. A volte si ripensa al passato migliorando, volontariamente o no, i ricordi. Anche semplicemente dimenticando i problemi.

Il tempo passa, e la tecnologia evolve.  Ci costringe a modificare le nostre abitudini. Questo non fa mai piacere, ma non per questo dobbiamo ostacolarla, casomai dobbiamo governarla. Regolarne l'uso. Imporre dei limiti.

La tecnologia tende a prendere il sopravvento, se ne rimane schiavi: colpa delle convenzioni sociali, di WhatsApp che se non hai quello sei più nessuno, dei tweet, del trending degli hashtag, e dei like su Facebook. 

Ma è davvero così? Oggi, è veramente necessario far parte di un social network per comunicare? Non sarebbe più semplice parlare?


lunedì 9 dicembre 2013

Il Bivio

Ogni tanto ci troviamo ad un bivio...



Fare delle scelte, saper cogliere un'opportunità, dipende dalla propria capacità di "vedere oltre" le cose che vedono tutti. Il mio istruttore mi raccomandava di non guardare il bosco,dovevo imparare a guardare attraverso il bosco.

Ogni bivio che incrociamo, ammesso che riusciamo a vederlo, puo' cambiare la nostra vita. Ogni strada sconosciuta potrebbe farci scoprire un luogo nuovo, condurci ad una vita diversa.

Io ne ho appena visto uno, ed oggi imboccherò una strada nuova. Dopo quattro mesi, finalmente, oggi inizierò un nuovo lavoro.

Ho risposto a tutte le offerte di lavoro per le quali mi sentivo qualificato, la maggior parte per geometra o impiegato tecnico, ma ce ne sono alcune che mi sono rimaste impresse:
  • impiegato addetto servizi catastali studio notarile;
  • esperto informatico in un albergo ****;
  • venditore strumentazioni topografiche;
  • disegnatore 2D, 3D (e se mi ci metto riesco pure a fare il 4D);      :-)
  • addetto validazione perizie immobiliari per mutui;
  • manutentore registratori di cassa;
  • responsabile per l'estero prodotti settore impianti carburante;
  • topografo;
  • addetto alla sicurezza per società impegnata smantellamento siti nucleari;
  • "sistemista informativi senior .... requisiti Apple, Windows e Linus"    ROTFLASTC!
La maggior parte di queste offerte prevedeva il trasferimento in località del nord Italia. Insomma, la cosiddetta svolta nella vita, mia e della mia famiglia. Devo dire che alcune opzioni non mi sarebbero affatto dispiaciute. La qualità della nostra vita non avrebbe potuto che migliorare...

L'unica cosa che mi preoccupava era la casualità. Non sapevo come sarebbe cambiata la nostra vita, l'unica cosa di cui ero certo era di non avere il controllo del nostro futuro. Avevamo le stesse probabilità di finire a Monza come a Rovereto, a Cuneo come a Monfalcone. Speravo tanto di trovare qualcosa a Selva di Val Gardena!

E invece... restiamo qua.

Oggi inizierò a lavorare come "responsabile GIS" di una bella azienda.
In teoria dovrebbe essere il mio lavoro ideale, mi pagheranno per andare in giro a rilevare strade ed esercizi commerciali. Pensavo che soltanto in Paradiso mi sarebbe potuta capitare un'occasione del genere.

Spero di non deludere le loro aspettative.
Quelle della mia famiglia.


A titolo di promemoria:
- 150+ candidature di lavoro rifiutate;
- 200+ candidature di lavoro per le quali attendo ancora una risposta;
- un solo colloquio di lavoro, senza seguito.


lunedì 29 luglio 2013

Cristo si è fermato a Termoli

"... non prendere decisioni quando sei troppo arrabbiato, non fare promesse quando sei troppo felice..."
   Seneca                

sabato 23 giugno 2012

La passione per la mountain bike

Che cos'è la passione per la mountain bike?
Prova ad immaginare...

E' mattina presto, fa freddo. I due elicotteri che girano sopra la testa fanno un fracasso assordante, quasi non si riesce a sentire lo speaker. Intanto piove, il Signore la manda giù letteralmente a secchiate.

Sei a lato della stada, oltre le transenne. Li vedi incasellarsi nella griglia, osservi i numeri gara...

Mentre sfilano sulla partenza, senti l'impulso di partire. Aspetti che siano passati tutti, poi agganci  i pedali ed inizi a seguirli. Qualcuno si accorge che ti manca il numero gara, ti lascia passare ugualmente.

Davanti a te un serpentone interminabile affronta la Dantercepies.

E' mattina presto, piove e fa freddo. Senti il fango sotto le ruote, e pensi: è meraviglioso.

sabato 19 maggio 2012

Un bravo papà?

Una persona, una volta, mi disse: "Sei un bravo papà".
Ogni tanto ci ripenso, e mi chiedo: sarà vero?

La risposta ancora non la conosco.
Nel dubbio, faccio del mio meglio per cercare di esserlo.

Lost

How to avoid getting
LOST

Recentemente mi è capitato di perdermi.

E' stata una sensazione di grande incertezza, non sapere dove mi trovavo né quale poteva essere la direzione migliore da seguire. Chi mi conosce, sa quanto paradossale sia questa frase. Beh, sappiate che non è la prima volta che perdo la strada, e forse non sarà l'ultima.

Ad ogni modo, tutte le volte che mi trovo in situazioni del genere, mi ritorna in mente una guida che lessi tanti anni fa, "How to avoid getting lost". Evidentemente, io non l'ho letta abbastanza, oppure non so mettere in pratica i suggerimenti degli altri.

Ecco allora qualche riflessione personale, messa qui a mio uso. Da non osservare come fosse un dogma, da non imparare a  memoria: ciascuno decide per sé.

Il primo aspetto che mi ha colpito è stata la repentinità: improvvisamente ho realizzato che mi trovavo in mezzo al nulla, e mi ero perso. Questa cosa mi ha lasciato basito. Possibile che fino a pochi metri prima non avessi colto qualche segnale di allarme?

La seconda domanda che mi sono posto è stata: perché?
Certo, mi trovavo in un luogo in cui non ero mai stato prima, ma avevo a disposizione una bella mappa dei sentieri ed il fedele GPS. Stavo percorrendo, fino a pochi metri prima, un sentiero segnalato. Allora... perché?

Ho ripensato alla strada percorsa, visualizzandone i vari tratti. Poco alla volta, era diventata sempre meno visibile, poi non pedalabile, poi impraticabile persino a piedi. Infine, è scomparsa del tutto e mi sono ritrovato a dover allargare i rami degli alberi, con i piedi in mezzo alle ortiche (letteralmente).

Ed in questa situazione, ho realizzato quella che mi è sembrata una grande verità: dovrei smetterla di andare avanti per inerzia, dovrei smetterla di affidarmi alla mappa o alla tecnologia o all'opinione degli altri.
Dovrei osservare meglio quali sono le strade che sto percorrendo, mentre le sto percorrendo, e valutarle con un po' di senso critico. Con il mio senso critico, che in fondo non manca.

Dovrei cercare di cogliere i segnali che indicano il percorso, quando ci sono, ed anche quando, improvvisamente, spariscono.
Ci sono strade dove, se nessuno passa, ci cresce l'erba alta e pian piano si cancellano. Hanno bisogno di cura continua, di manutenzione, di essere utilizzate, quasi... amate. Altrimenti, dopo qualche tempo, non puoi più  usarle: hanno perduto la loro funzionalità. Rimangono sulla mappa, come un bel ricordo, e ti danno soltanto il rimpianto di non averle sapute tenere vive.

Un'altra verità che ho realizzato, in quegli istanti, è che esistono strade che sembrano come tutte le altre, ma che non sboccano da nessuna parte. Sono fatte così e basta: alcune sono strade di collegamento, altre sono strade di servizio. Quando scopri di essere su una di queste, l'unica possibilità è girarsi e tornare al bivio precedente.

E quando, finalmente, ho trovato quella che sembrava una stradina nell'erba, e felice come una Pasqua mi ci sono fiondato sopra, ho realizzato la verità più grande: quando ti sei perduto, e non sai da quale parte andare, ti butti sulla prima strada che incontri, senza sapere dove ti sta portando. Non ti fai domande, ti basta la speranza che porti in qualche posto.

Poi, una volta arrivato, scopri che ti trovi dove mai saresti andato volutamente, dalla parte opposta rispetto alla destinazione che ti eri prefisso, ed ormai è troppo tardi. Quasi ti penti di averla ritrovata, la strada. La verità è che non hai ritrovato LA strada, hai trovato UNA strada e, per quanto sia amaro da ammettere, non tutte le strade sono adatte a noi. Ce ne sono alcune che sarebbe meglio evitare.

A questo punto, non rimane che una soluzione: evitare di perdersi. La  guida aveva ragione: avoid getting lost.

martedì 10 aprile 2012

42

Pensieri liberi sul significato del numero
42
in un pomeriggio di finta primavera
tornando a casa con l'autobus dal lavoro

Possibili significati:
  • la mia età
  • il mio numero gara, nel mio primo tour bike
  • quante strade deve percorrere un uomo
  • cosa ottieni se moltiplichi 6 per 9
La risposta è sempre la stessa: 42.
Adesso non rimane che porsi la domanda giusta. La domanda fondamentale.
E tenere a mente che c'è qualcosa di fondamentalmente sbagliato nella vita, l'universo e tutto quanto.
42.