domenica 26 settembre 2010

24h MTB Roma 2010




Sensazioni ed immagini dalla mia prima 24h in MTB, 
messe qui apposta per gli amici vecchi
e per quelli nuovi.


Il Parco degli Acquedotti
Il posto è strepitoso. Le rovine degli acquedotti, che avevo già notato anni fa arrivando in treno da Napoli, sono molto suggestive, e lasciano intravedere la grandezza dei loro antichi costruttori. Che meraviglia!



Durante questi giorni, ho visto tante persone qui a fare jogging, mi sembra un posto veramente molto frequentato e posso intuirne le ragioni. Siamo in aperta campagna, accanto a Cinecittà. Ci sono ampi parcheggi per le auto, e la fermata della metro non è molto lontana.

La gara
Giuseppe mi guarda un po' sorpreso, sono le 21.00 e sto per ricominciare a pedalare. Di certo, li ho spiazzati: finora ho collezionato più  giri di tutti. Mi chiede se non mi piace stare qui con loro a chiacchierare, ma io ormai mi trovo qui per pedalare, e voglio pedalare. Farfuglio una mezza scusa, poi saluto gli amici ed imbocco di nuovo il circuito.

Non so che cosa mi abbia preso, di certo la mia prima gara mi ha stregato. Non ho velleità di classifica, anche se mi rendo conto che non sono affatto scarso. 

Certo, rispetto a quelli che mi sfrecciano accanto, sembro davvero il figlio di un Dio minore, ma.... ce ne sono tanti altri che sembrano miei fratelli, anzi miei fratellini. Li vedo da lontano, che pedalano adagio, li punto come un cane e li supero, senza pietà, chiedendo strada, proprio come fanno gli altri con me. Del resto, lo speaker spiegando le regole della corsa, prima della partenza, ha detto "La gara è gara!".  Non sono venuto qui per vincere qualcosa, sono qui per divertirmi ed in questo momento mi sto divertendo così.

Non ho una tattica, non ho fatto un programma, per dirla tutta non sto contando nemmeno i giri, ogni tanto guardo il contachilometri del GPS e divido per 7. Mi rendo conto di poter pedalare agevolmente per due-tre ore, poi ho bisogno di una pausa di almeno due-tre ore. Alla fine il GPS avrà segnato 12h di gara, va bene così. 

Le pause le passo assieme a Nicola, mi spiace molto di non poter pedalare con lui, l'ho trascinato in questa avventura ed adesso l'ho abbandonato. Ci organizziamo per la mensa, ogni tanto lo supero doppiandolo, mi dice sempre che si diverte, e di andare. Ad un certo punto passiamo assieme davanti ad un fotografo, ci fermiamo apposta e gli chiediamo di scattarci una foto.

Durante la gara, cerco di mantenermi concentrato. Evito di pensare a tutto il resto. E' difficile, a tratti c'ho tante cose che mi passano per la mente, e proprio quando sembra tutto automatico ci vuole poco a fare un errore.

La sfida ormai è lanciata, e non è una sfida verso qualcun altro, è una sfida con me stesso: quante ore posso pedalare, senza il pensiero di dover rientrare per dedicarmi alla famiglia? Quanto mi piace questo sport? Sono abbastanza forte per soddisfare il mio desiderio di pedalare? Oppure la mia volontà sarà sopraffatta dalla fatica? Dipende solo da me, da quanto è forte Juliette, e da quanto ci piace questo sport. 

Il camping
Ci siamo impadroniti di una zona libera, accanto agli amici della Pedalando, e l'abbiamo battezzata "Camp Villavallelonga" :-)



All'inizio ci siamo soltanto io e Nicola, il resto della compagnia arriva al mattino dopo.



Dormire di nuovo sotto la tenda, fa un certo effetto.
Ricordo come fosse ieri, eppure sono passati venti o ventun anni. E' un buon momento per riflettere. 

Allora fissavo il telo, sopra di me, e pensavo al futuro, mentre adesso più che al futuro mi soffermo sul passato.  Avevo tanti progetti, qualcuno l'ho realizzato, qualcun altro è ancora nel cassetto. Ho fatto alcuni sbagli, ho cambiato idea parecchie volte... Mi viene in soccorso un aforisma: "Solo gli stupidi non cambiano mai idea". Amen!

Mi sono comperato una tenda da tre posti, e Nicola ha fatto lo stesso, quindi ognuno ha la sua privacy ed il suo comfort. Anche il materasso è comodo, una piazza e mezza, ci sto veramente bene. Nella tenda rimane anche lo spazio per tutti i bagagli, fuori ho una piccola veranda per riparare le scarpe e la spiaggina che ho fregato a mia moglie. Chissà cosa dirà quando torno.

Ho un sacco a pelo abbastanza leggero ed il freddo si fa sentire, sopratutto la prima notte, quando dormo in calzoncini e maglietta. La notte successiva metto su la tuta ed una felpa in pile e va molto meglio.

Attorno a noi è un incredibile assembramento di tende, camper, bici, bandiere, furgoni, camper, tavoli e sedie, bandiere, striscioni.... Questa gente è molto esperta, si capisce dal fatto che si siano portati persino i rulli per tenersi caldi tra un giro e l'altro, e la macchinetta per il caffé espresso. C'è una squadra toscana che ha montato un recinzione 2x2 con dentro due maialini. Quelli di fronte a noi si permettono pure il karaoke. Noi sembriamo dei barboni, rispetto a loro. Per fortuna la prima notte giangi ci ha sistemato le biciclette assieme alle loro, sono rimaste riparate e custodite, una preoccupazione in meno.

Gli aerei
All'inizio abbiamo alzato gli occhi al cielo, come due bambini, e lo abbiamo seguito a bocca aperta finché non è scomparso in direzione dell'aeroporto. Siamo esattamente sotto la rotta di avvicinamento di Ciampino, gli aerei che atterrano passano poco sopra di noi.... 



Dopo mezz'ora, si manifestano i primi segni di insofferenza che piano piano sfocerà verso una dichiarata ostilità. Un atterraggio ogni 2-3 minuti è veramente troppo, per fortuna la situazione da sabato notte migliora sensibilmente, evidentemente qui il week end atterra meno gente. 

Ci domandiamo come facciano a dormire quelli che abitano qui.

Passa un turboelica, fa un fracasso assordante, sembra uno Stuka della Luftwaffe in picchiata, ci mettiamo al riparo perché sembra che stia per mitragliarci, poi per fortuna passa oltre.... Nicola mi dice: "Non credo che questo arriva all'aeroporto". Ridiamo come due scemi.

Il Concerto
Oltre al casino degli aerei, ci sono pure quelli che suonano. Un concerto di musica alternativa, "anderr graundde": sono tante band che si esibiscono a turno, i testi mi sono incomprensibili, non capisco neppure in quale lingua stiano cantando, il ritmo mi sembra sempre uguale... 



Mentre gironzoliamo per il campo, un paio di ragazzi chiedono a Nicola: "Ahò, chissaisistasera sona ******?" dove, al posto degli asterischi, pronuncia un nome immemorizzabile; qualcosa tipo Brontolo o Brufolo o Luscolo o qualcosa del genere. Assolutamente mai sentito prima.

All'una meno venti di notte finiscono, per fortuna, e se ne vanno a casa. Si dorme, finalmente? Macché! Due minuti dopo inizia la pioggia battente e sotto la tenda sembra rimbombare...

La pioggia
E' stata la nostra grande incognita, ed il nostro maggiore problema.
In tenda si sta comodi, finché è asciutto, ma quando piove: umidità, fango, rumore dell'acqua sul telo che ti tiene sveglio...

Il meteo prevede pioggia battente, ma Venerdì arriva soltanto una pioggerellina sottile, quando ci siamo appena sistemati. Stiamo proprio cercando di capire se si farà la pedalata dentro Roma, gli amici della Pedalando mi dicono che ormai sarà saltato tutto anche perché non hanno chiamato dagli altoparlanti. 
E' un peccato. Ci tenevo moltissimo a fare questa escursione, dovrò assolutamente riprovarci l'anno prossimo.

Sabato la giornata inizia proprio nera. Sembra voler minacciare pioggia da un momento all'altro, poi il cielo piano piano inizia ad aprirsi ed in mattinata arriva il sole, che renderà magnifica la giornata.
La pioggia tornerà soltanto nella notte tra sabato e domenica, verso le tre, durante la gara. Io in quel momento sono in tenda, sto proprio valutando l'opportunità di lasciare il calduccio del sacco a pelo, alzarmi,  e fare un altro paio d'ore. Non ho portato il pantalone lungo, temo che l'umidità della notte sia eccessiva. Mentre faccio tutte queste valutazioni, sento le gocce d'acqua sul telo: ci mette due secondi a tornarmene in branda.

Il Percorso
La nostra zona tende è a due passi dal percorso, lo raggiungo ed inizio a pedalare adagio.
Questo è il primo tratto del percorso, quello che segue il perimetro del camping. E' veramente ostico, un susseguirsi di saltelli che rendono quasi impossibile rimanere seduti, sopratutto per me che ho una front. Io ho diviso idealmente il percorso in due metà, questa è quella dove vado piano, intorno ai 16-18 Km/h, e recupero un pò. 



La catena di Juliette batte rumorosamente ad ogni balzo, ho paura di spaccare tutto ed allora proseguo adagio per tutto il perimetro dell'accampamento, fino al primo ponticello di legno.

Da qui in poi il fondo è un pò più scorrevole, si corre ma ci sono un paio di curve a gomito che spezzano il ritmo. Supero la caserma della Polizia, poi il primo ristorante, faccio la curva veloce a destra dove sono finito nei campi arati già un paio di volte: adesso sto imparando a tenere il controllo, mi alzo leggermente sui pedali e sposto il peso in avanti, poi piego la testa in curva. Le Schwalbe sono strepitose, non c'è paragone rispetto alle Kenda.

Faccio il tratto in salita, sotto i pini. Sarà per la stanchezza, sarà per il terreno che è diventato molto polveroso, ma adesso non riesco a superare i 18-20 Km/h in questo tratto, ricordo che stamattina qui giravo a 27-28 Km/h.

Dopo i pini, altro ristorante con curva a gomito a sinistra, anche qui ho imparato a piegare e vado via senza problemi. Tratto in falso piano, poi arrivo al primo saliscendi, quello più ripido, lo scavalco, la forcella di Juliette affonda quasi tutta, è un miracolo, penso, che non si spacchi tutto. No, non è un miracolo, la mia mountain bike ha un'anima ed anche lei ce la sta mettendo tutta, mi sta chiedendo di dare il massimo.

Da adesso in poi, inizia il secondo tratto ideale, quello ad alta velocità, in leggera discesa e con fondo molto scorrevole. Trovo le prime rovine dell'acquedotto, sulla destra, poi un altro acquedotto di fronte a me, faccio la curva veloce a destra passando sotto l'alta tensione. Supero il primo punto di controllo con la sua curva ad U, faccio il lungo rettilineo in single track, poi curvone a sinistra con piega da paura, rettilineo e curvone a destra. Sono stupito di me stesso, sto facendo delle pieghe da paura, stamattina non avrei mai pensato di poterci riuscire. Faccio bene attenzione a scalare le marce prima di prendere le curve, me l'ha insegnato Raffaele, la catena è sempre in tiro, il rapporto è sempre agevole.

Di nuovo rovine dell'acquedotto, faccio la curva veloce a destra, poi prendo il secondo ponticello, quello che si fa a manetta. Ci salgo sopra con la bici in piega a sinistra, la ruota la metto all'angolo del parapetto per avere presa, poi sul ponte mi raddrizzo, salto giù al centro dove c'è una tavola che rende più dolce il gradino e piego immediatamente a destra per evitare la roccia che sta proprio là a due passi.



Ricomincio a correre, adesso siamo paralleli all'acquedotto, in questo tratto riesco a toccare i 37-38 Km/h, eppure c'è sempre qualcuno che mi supera di potenza. Il flash del fotografo è abbagliante, quanto il buio è pesto per qualche metro vedi  i puntini verdi, ma si va avanti.



Siamo al secondo punto di controllo, quello con la chicane destra/sinistra/destra, anche qui ho preso la mano e lo supero in scioltezza. Mi avvio verso il secondo saliscendi, quello con i sassi in fondo alla discesa, penso sempre che sia molto pericoloso perchè sono smossi ed ogni volta bisogna fare molta attenzione alla linea di guida.

Procedo a tutta velocità verso il terzo saliscendi, quello più divertente perché qui si sale/scende/sale/scende, è il letto di una cunetta asciutta. All'inizio scendevo senza pedalare e davo un colpo di pedali soltanto all'ultimo metro di salita, per scollinare, ma adesso mi preparo un rapporto agevole e pedalo appena supero il fondo, aiuto Juliette a risalire, che al secondo scollinamento quasi sembra staccarsi da terra.

Riprendo a pedalare, faccio la strettoia tra le rovine ed imbocco il rettilineo prima del traguardo, dove mi concedo di scalare tutte le marce fino al 44x11 toccando anche qui velocità elevate. Alle transenne c'è sempre qualcuno a guardare, faccio la mia solita curva ad U cercando di non derapare perché concordo con scratera quando sostiene che "... chi va in derapata rovina i sentieri, le gomme e dimostra di non saper pedalare...".

Passo sul quarto ed ultimo punto di controllo, e sono in zona cambio. Qui c'è sempre qualcuno che mi taglia la strada per entrare ai box, ormai lo so e faccio attenzione. Curva destra, poi sinistra e ritorno parallelo al camping, sul tratto che detesto, quello dove vado piano. Ne approfitto per recuperare. Ho finito un altro giro.

La Mensa
La mensa è una di quelle cose che non sta funzionando. A parte il fatto che ci ho mangiato quattro volte, e tre volte su quattro c'era di secondo lo spezzatino....

Il problema non è tanto il cibo, quanto l'igiene. Se qui vengono i NAS, mi dico, chiudono tutto. I tavoli sono un cesso, sembra il banco di lavoro di un meccanico tanto è l'unto che c'è attaccato. Non si puo' appoggiare niente, mangiamo rannicchiati sulle sedie cercando di non toccare nulla più del necessario.

Vedo tanti che hanno portato la famiglia, vedo dei bambini che giocano tra i tavoli, sul pavimento di terra smossa.... Ringrazio il Signore che la famiglia abbia deciso di non seguirmi, sarebbe stato un bel problema gestire le due bambine in questa situazione.

Abbiamo molta fame, e mangiamo tutto. Nicola riesce pure a sporcarsi la maglia di sugo, probabilmente sarà stato l'unico partecipante che è riuscito a tornare a casa con la maglia sporca di sugo anziché di polvere o di sudore. Vallo a spiegare!


I conoscenti
Vengono a cercarmi in diversi, all'accampamento della Vallelongabike, al sabato: immagino che sarà stato per il messaggio postato su mtb-forum. Ci salutiamo, parliamo un pò di Openstreetmap, dei ricevitori Garmin, rimandiamo la discussione al forum. Poi arriva gente che non ha letto il forum, si ricorda di me e basta: i briefing al Tour Bike sono rimasti  impressi....

Vi ringrazio tutti, mi ha fatto molto piacere rincontravi. E' stato molto gratificante.

Ciliegina sulla torta, a fine gara vado alla fontana per fare rifornimento d'acqua, faccio qualche minuto di fila e vengo garbatamente salutato da un uomo in borghese, con la famiglia al seguito, che mi racconta di avermi conosciuto al tour bike. Nicola mi sfotte, mi dice che ormai sono famoso, io sorrido e rispondo di si.

La 24 minuti
Mentre faccio una pausa, vedo i bambini che corrono per la loro gara, la 24 minuti.
Hanno preparato un percorso apposta, che passa davanti al bar, e così rimango qualche minuto ad osservarli.
C'è una bambina che ha una bicicletta 24" più costosa della mia. Sono tutti molto concentrati, occhi fissi sul percorso e avanti tutta, girano come forsennati. Sono piccoli, ma sono già grandi atleti.Non tradiscono alcuna emozione. Gli unici emozionati sono i genitori a ciglio percorso.


Mi sarebbe piaciuto portare Elisa con me, e penso che se avrò la possibilità di ritornare l'anno prossimo, potrei portarla. Sicuramente la tenda le piacerebbe, sai che divertimento. E poi, chissà, potrebbe anche prendere parte alla 24 minuti.

Più tardi, durante la gara, lo speaker attraverso i microfoni dirà una frase che mi ha colpito molto, diceva pressapoco: lasciate che i bambini si divertano, ricordate che essi non sono voi stessi, e non devono  necessariamente diventare ciò che non siete stati voi. Prenderne nota.

Escursione a Roma
Terminata la gara, smontiamo baracca e burattini e carichiamo tutto in macchina. Poi prendiamo le bici e ci concediamo due ore di visita turistica dentro Roma. Andiamo a Piazza S. Giovanni, poi al Colosseo,  Fontana di Trevi, Teatro di Marcello e rientriamo passando vicino al Circo Massimo.


E' proprio un giretto, serve per comprare la cartolina che mi ha chiesto Elisa e per farci qualche foto ricordo con le nostre compagne. Ci sono tanti turisti, tante turiste, qualcuna anche un pò appiccicosa. 

Il rientro
Alle 17:30 si rientra alla macchina, carichiamo le biciclette e sfrecciamo verso casa.

Il viaggio di ritorno per me è molto annebbiato, sono stanco morto, ma sono felice. Ho realizzato un altro sogno, mi sento fortunato di esserci riuscito, ringrazio la mia famiglia e la mia bicicletta di avermi concesso questa stupenda opportunità, e Nicola per avermi sopportato pazientemente.

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