L'autunno, oggi, ci ha mostrato un suo aspetto davvero straordinario.
Siamo tornati a Motta Montecorvino, per proseguire con il rilievo del tratturo.
Devo ammettere che, mentre mi stavo recando in macchina all'appuntamento con Paolo, l'umore non era dei migliori. Sono le prime ore della mattina, il meteo è pessimo: cielo grigio e foschia. Ma dopotutto siamo in autunno inoltrato, bisogna accontentarsi.
Dopo il caffe' di rito, siamo saliti in macchina verso Motta e... sorpresa! al di sopra della coltre di foschia splende un sole caldo e luminoso, il cielo e' terso e non c'è un alito di vento! Giornata ideale, per pedalare!
Il paesaggio è spettacolare. La foschia, vista dall'alto, ci appare come un mare in tempesta: cavalloni di spuma a perdita d'occhio, attraverso i quali sorgono come isole i paesi del subappennino: Motta, Volturino, Volturara, San Marco la Catola... Sembrano galleggiare, sospese nel nulla! Qualche pala eolica riesce a spuntare dalla foschia, regalandoci la percezione della paesaggio che oggi e' nascosto.
Ci allegeriamo dell'abbigliamento superfluo e cominciamo la nostra discesa lungo il tratturo. Oggi si parte dall'incrocio di Crocella di Motta e si va giù, verso il bivio con la statale, lungo il sentiero segnalato con il riferimento 3.11 nella cartografia della Comunità Montana dei Monti Dauni settentrionali.
All'inizio la traccia è ben definita, ma dopo un pò peggiora. Il fondo è messo male, ma con un pò di buona volontà si riesce a passare.
E mentre siamo qui, in mezzo alla montagna, sospesi sopra il mare della foschia, ci giungono tanti segnali a ricordarci che non siamo soli: un cumulo di grano, segno che un trattore ha perso il suo prezioso carico; le ragnatele cariche di rugiada, che brillano al sole come tanti fazzoletti di seta; il movimento della selvaggina tra i rami della boscaglia; l'odore di fumo che sale da una masseria; gli spari dei cacciatori, che si sentono poco lontano: speriamo che qualcuno non ci impallini scambiandoci per due cinghiali.
E, in effetti, i segnali della presenza dei cinghiali ci sono: prima vediamo le orme, poi il terreno rivoltato. Paolo mi dice di non preoccuparmi, che tanto i cinghiali scappano. Speriamo bene!
Ad un certo punto ci ritroviamo nella foschia, senza nemmeno rendercene conto. L'umidità penetra nelle ossa, quasi da rimpiangere la felpa lasciata in macchina.
Per fortuna la nostra meta, la strada statale, ormai è vicina. Avevamo sentito, attraverso la foschia, le auto correre sul fondovalle, sempre più vicine.
Attraversiamo la statale, poi il torrente La Catola e tentiamo di seguire ancora il tratturo, ma la salita è ripida e le ruote vanno a vuoto nel fango. Una rapida consultazione al GPS e scopriamo che occorre salire di 400m per poi scendere di nuovo: ai fini del tour bike sarebbe una follia. Rimandiamo l'esplorazione verso i 13 archi alla prossima volta, più per curiosità che per reale necessità di tracciare il tour bike.
Ci avviamo verso le auto, adesso decidiamo di seguire la vecchia statale 17 e ce ne saliamo piano piano, senza fretta. Ancora una volta, ci ritroviamo fuori dalla foschia senza nemmeno rendercene conto. La temperatura torna a farsi piacevole, ma l'abbigliamento e' molto umido.
A Volturara ci concediamo una pausa al bar nella piazza. Arriviamo come due cowboys, zozzi di fango dalla testa ai piedi: parcheggiamo i nostri "cavalli" al palo della luce, poi entriamo e prendiamo qualcosa di caldo. I pensionati davanti alla soglia ci salutano, educatamente, ma sono troppo intenti a godersi il sole per concederci la parola. Ci mettiamo seduti anche noi, al sole, e sono davvero cinque minuti di pace. Poi si riparte.
Durante la salita continuiamo a fermarci ad ogni tabella, registro i waypoints per la prossima volta. Piano piano, raggiungiamo Crocella di Motta, da dove è iniziata la nostra discesa.
E' tardi, e Paolo deve rientrare. Io invece mi concedo un altro pò di pace, l'aria è calda ed immobile ed è troppo piacevole stare qui.
Dopo aver salutato Paolo, mi avventuro nella mia esplorazione solitaria: prima Sorgente Brignano, poi torno sull'asfalto verso monte Sambuco, infine indietro al parcheggio seguendo il sentiero di crinale.
E' un bel giro, che merita parecchi approfondimenti. Vedrò di fare qualche esplorazione, magari coinvolgendo gli amici: ho intravisto tracciati molto ben definiti che non dovrebbero presentare difficoltà, nemmeno quando il meteo, inevitabilmente, peggiorerà.
Si è fatto tardi, infine, ed è ora di tornare a casa. Aggiornerò la mappa, come sempre, per avere i riferimenti per le prossime avventure.
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Ringrazio l'autunno, Paolo e la mia amica Juliette per avermi regalato una mattinata indimenticabile.
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