Oggi siamo a andati a caccia...
Cercavamo un ponte per attraversare il fiume Fortore, sul vecchio tratturo Celano-Foggia. L'idea era quella di togliere un tratto di asfalto alla prima tappa del Tour Bike della Transumanza, ed aggiungere un tratto di sterrato. Purtroppo, dopo qualche chilometro, abbiamo dovuto abbandonare l'idea.
Il percorso sterrato che scende da Pozzo Cappellaccio fino al Fortore e' veramente impegnativo. Si tratta di quattro chilometri di fango, rocce e spine. Il tempo, l'incuria e le piogge hanno devastato quella strada, che si snoda su un terreno argilloso nel quale le acque hanno scavato profondi canali. La vegetazione, poi, per uno strano scherzo del destino e' costituita prevalentemente da cardi, che crescono anche sulla strada lasciando libere soltanto le due ferite dei mezzi agricoli sul tratturo. Passare in mezzo a queste piante si e' rivelata un'esperienza molto... pungente! Nel mio caso, un paio di cadute veramente rovinose mi hanno fatto comprendere che d'ora in poi occorrera' fare attenzione. Giunti con fatica al fiume, eravamo gia' dell'opinione che fosse inopportuno far passare su quel tratturo un gruppo di cento bikers. A convincerci definitivamente e' stato un contadino, che ci ha ragguagliati sulla situazione:
Cercavamo un ponte per attraversare il fiume Fortore, sul vecchio tratturo Celano-Foggia. L'idea era quella di togliere un tratto di asfalto alla prima tappa del Tour Bike della Transumanza, ed aggiungere un tratto di sterrato. Purtroppo, dopo qualche chilometro, abbiamo dovuto abbandonare l'idea.
Il percorso sterrato che scende da Pozzo Cappellaccio fino al Fortore e' veramente impegnativo. Si tratta di quattro chilometri di fango, rocce e spine. Il tempo, l'incuria e le piogge hanno devastato quella strada, che si snoda su un terreno argilloso nel quale le acque hanno scavato profondi canali. La vegetazione, poi, per uno strano scherzo del destino e' costituita prevalentemente da cardi, che crescono anche sulla strada lasciando libere soltanto le due ferite dei mezzi agricoli sul tratturo. Passare in mezzo a queste piante si e' rivelata un'esperienza molto... pungente! Nel mio caso, un paio di cadute veramente rovinose mi hanno fatto comprendere che d'ora in poi occorrera' fare attenzione. Giunti con fatica al fiume, eravamo gia' dell'opinione che fosse inopportuno far passare su quel tratturo un gruppo di cento bikers. A convincerci definitivamente e' stato un contadino, che ci ha ragguagliati sulla situazione:
- non c'e' nessun ponte; suo nonno gli raccontava che c'era un ponte di fortuna, gestito da un anziano del posto (parliamo di 90-100 anni fa) che faceva attraversare il fiume su delle tavole di legno appoggiate sulle pile di un ponte crollato (la zona infatti e' chiamata "Ponte rotto");
- d'estate si puo' guadare, ma oggi sarebbe stato troppo pericoloso (piena appena passata, sponde e letto del fiume argillosi, probabilita' di sprofondare nelle sabbie mobili);
- il tratturo dall'altra parte del fiume e' peggiore di quello percorso finora (incredibile).
Salutato il contadino ed il suo trattore, del quale avrei sentito la mancanza poco dopo, abbiamo girato le bici e siamo tornati al punto di partenza, quasi tutta salita, non senza fatica. Il tour bike si fara', ma il primo tratto seguira' strade asfaltate. Purtroppo.
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